«Malati» da aria condizionata
Crescono i casi in Bergamasca

In tredici anni, i casi di legionellosi sono passati in provincia di Bergamo da 1,1 per milione di residenti a 35. Il dato emerge dal «Rapporto qualità dell'ambiente urbano», presentato dall'Ispra e realizzato dal Sistema nazionale per la protezione dell'Ambiente.

In tredici anni, i casi di legionellosi (o malattia del legionario) sono passati in provincia di Bergamo da 1,1 per milione di residenti a 35. Il dato emerge dall'ottavo «Rapporto qualità dell'ambiente urbano», presentato dall'Ispra e realizzato dal Sistema nazionale per la protezione dell'Ambiente (Ispra, Arpa, Appa).

Nel documento si precisa cosa sia la malattia: «È un'infezione polmonare causata dal batterio Legionella pneumophila». Ed è «tipicamente legata all'inquinamento indoor di tipo biologico». Gli alti tassi di epidemicità indoor (ricordiamo che l'inquinamento indoor si riferisce alla presenza di contaminanti fisici, chimici e biologici nell'aria degli ambienti chiusi) «sono dovuti al fatto che spesso il batterio cresce e prolifera nei grandi impianti di climatizzazione, dal quale viene diffuso nell'aria degli ambienti confinanti circostanti», si legge nel Rapporto.

L'incidenza di casi di legionellosi in Bergamasca ha avuto il suo picco (i dati si riferiscono agli anni dal 1996 al 2009) nel 2006, quando i malati sono stati 44. Il numero totale però, come si precisa anche nel Rapporto presentato dall'Ispra, «è certamente sottostimato, sia perché a volte la malattia non viene diagnosticata, sia perché a volte i casi non vengono segnalati». Di certo, si è registrato un aumento: 1,1 casi per milione di abitanti nel 1996 e 1997, con un andamento altalenante si è arrivati ai 35 del 2009. Mentre, l'anno precedente, sono stati 40. In generale, in Italia, l'incidenza dei casi è aumentata «passando da 2,3 a 18,5 casi per milione di abitanti».

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