La Cisl boccia il nuovo welfare
«Penalizza le amministrazioni»

«Sgombriamo subito ogni dubbio: il nostro non è un scontro ideologico. Siamo convinti che il Welfare regionale vada aggiornato seguendo i cambiamenti demografici ed economici, ma non nei termini impostati finora dall'assessorato di Boscagli».

«Sgombriamo subito ogni dubbio: il nostro non è un scontro ideologico. Siamo convinti che il Welfare regionale vada aggiornato seguendo i cambiamenti demografici ed economici, ma non nei termini impostati finora dall'assessorato di Boscagli».

A parlare sono due sindacalisti Cisl bergamaschi che si occupano del socio-sanitario e del sociale a livello bergamasco, Patrizio Fattorini, e a livello regionale, Ugo Duci. ll sindacato Cisl è molto critico ma non aprioristicamente contrario alla riforma presentata dalla Regione per il settore sociale. In particolare la diffidenza è nei confronti del cosiddetto «metodo voucher»: cioè l'assegnazione di un contributo da spendere in una struttura direttamente alle famiglie che richiedono aiuto.

Per il 2012, infatti, il budget di 70 milioni di euro delle risorse assegnate sul Fondo sociale regionale è stato suddiviso in 40 milioni a favore degli enti gestori, pubblici e privati, situati in ambito distrettuale e destinati al cofinanziamento di servizi e interventi relativi alle aree dei minorio, degli anziani e di integrazione lavorativa. Mentre 30 milioni sono finalizzati al sostegno economico - tramite il voucher - di persone con disabilità. Inoltre, in via sperimentale, sono destinate risorse fino a 24 milioni del Fondo sanitario regionale per sostenere l'accoglienza in comunità residenziali minori vittime di abusi.

«La ripartizione dei fondi è consistente e quindi nessuno discute anche lo spostamento di capitoli di spesa dalla sanità al sociale per i minori – spiega Fattorini –. Noi mettiamo in discussione il metodo dei voucher che viene gestito dall'agenzia regionale per la valutazione del bisogno. Questo è esattamente l'opposto del federalismo: invece di lasciare al territorio il compito di censire e curare il bisogno, si riporta tutto a una centrale regionale che governa il sistema. Questo federalismo al contrario taglia fuori un pezzo di società che vive il territorio e applica la sussidiarietà».

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