«Gavazzeni», nuova radioterapia
Trilogy cura anche le piccole lesioni

Tumore al seno, prostata, polmone, retto, tumori della sfera ginecologica e otorinolaringoiatrica. In Humanitas Gavazzeni  è operativa la nuova radioterapia «Trilogy», strumento sempre più innovativo per combattere i tumori anche in fase iniziale.

Tumore al seno, prostata, polmone, retto, tumori della sfera ginecologica e otorinolaringoiatrica. Sono patologie che si possono curare efficacemente con la radioterapia sia a complemento della chirurgia o dei trattamenti farmacologici sia in alternativa alla chirurgia quando questa non è praticabile.

Grazie a una tecnologia attualmente unica nella Bergamasca e in funzione in soli 7 centri in Italia, «Trilogy», un acceleratore lineare di ultima generazione, ci si può spingere ancora più avanti nella cura anche di alcune malattie oncologiche come le lesioni cerebrali, epatiche o polmonari soprattutto di piccole dimensioni o in fase iniziale. E proporre nuove strategie terapeutiche.

L'evoluzione tecnologica di questa macchina infatti permette di ridurre in modo considerevole i tempi di esecuzione delle terapie e garantisce un'irradiazione ad altissima precisione (che tiene conto del movimento interno degli organi dovuto al respiro) con possibilità di variare l'intensità della dose e risparmiare al massimo i tessuti attorno alla lesione.

Trilogy è un gioiello della tecnologia medica realizzato negli Stati Uniti che, insieme agli altri due acceleratori in dotazione alla Radioterapia di Humanitas Gavazzeni, permette di trattare, con fasci di radiazioni sempre più conformati, tutti i tipi di tumore.

«Questo significa effettuare trattamenti molto precisi e in tempi ridotti irradiando con estrema accuratezza anche tumori molto piccoli, dalla geometria complessa e situati in zone profonde altrimenti difficili da raggiungere, conformando la dose alle caratteristiche volumetriche del bersaglio e modulando l'intensità del fascio di radiazione. Con questo acceleratore possiamo eseguire con maggiore efficacia i trattamenti radiochirurgici e di radioterapia stereotassica, per esempio dei noduli polmonari o delle lesioni cerebrali – spiega Vittorio Vavassori, responsabile dell'Unità Operativa di Radioterapia di Humanitas Gavazzeni -. Significa essere efficaci e al contempo risparmiare al massimo i tessuti sani, limitando la tossicità e gli effetti collaterali acuti e tardivi».

«L'approccio multidisciplinare alle neoplasie, impiegando nel modo migliore tutte le opzioni terapeutiche disponibili, consente di migliorare i risultati dei trattamenti – aggiunge Giordano Beretta, responsabile Oncologia medica di Humanitas Gavazzeni -. La bassa tossicità di un trattamento radioterapico consente infatti di utilizzare anche i trattamenti chemioterapici o farmaci biologici, proprio grazie alla minore tossicità. Inoltre può consentire il controllo di patologie che avrebbero richiesto altrimenti un approccio molto più aggressivo».

Gli ambiti di applicazione della radioterapia in alcuni tumori
L'evoluzione tecnologica che ha contraddistinto la radioterapia negli ultimi anni, ha permesso non solo di consolidare il suo ruolo nell'ambito della strategia terapeutica delle principali neoplasie ma anche di individuare nuovi percorsi. L'implementazione di tecniche di «dose-escalation», cioè di intensificazione della dose, spesso associate all'ipofrazionamento della dose stessa, hanno permesso di ridurre il numero delle sedute di radioterapia e di migliorare l'efficacia del trattamento come, ad esempio, nel tumore della prostata, e con modalità differenti in quelli del polmone e della mammella.

La possibilità di irradiare con elevata precisione il bersaglio tumorale e di modulare l'intensità della dose ha rilanciato il ruolo della radioterapia nell'ambito dell'associazione con la chemioterapia, ad esempio nelle neoplasie di testa-collo, dell'esofago, del retto, del canale anale, della sfera ginecologica rendendo più efficace e meno tossica tale strategia. Infine, è stato possibile trasferire l'impiego delle tecniche stereotassiche, originariamente utilizzate a livello cerebrale, anche in distretti meno agevoli come quello toracico, addominale o pelvico rendendo la radioterapia competitiva con la chirurgia, almeno in alcuni pazienti selezionati.

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