«È tornato a baita»
l'alpino morto in guerra

È ritornato «a baita», nella sua casa di Gandino, nella sua chiesa, fra la sua gente. Si sono svolti sabato 20 ottobre nella Basilica di S. Maria Assunta a Gandino i funerali di Antonio Colombi, morto prigioniero in Germania nel 1944 e ora tornato in patria.

È ritornato «a baita», nella sua casa di Gandino, nella sua chiesa, fra la sua gente. Si sono svolti sabato 20 ottobre nella Basilica di S. Maria Assunta a Gandino i funerali di Antonio Colombi, morto prigioniero in Germania nel 1944 e tornato in patria grazie all'impegno di una nipote, Cecilia Bosio, di altri familiari e del Comune di Gandino, in particolare grazie all'ex sindaco Gustavo Maccari.

Il corteo ha preso le mosse dalla casa paterna di vicolo Simonini, in contrada Cima Gandino, dove i resti erano arrivati nella serata di martedì . Sulla piccola bara con i resti del soldato, portata da un picchetto del locale Gruppo Alpini, era deposto il cappello del V Alpini e un cuscino di fiori tricolore. Molto folta la presenza (con camicia ufficiale) di Alpini gandinesi, guidati dal capogruppo Luigi Piazzini. Ad aprire il corteo numerosi gagliardetti e labari, fra cui quello della Sezione di Bergamo dell'Ana, scortato dal vicepresidente sezionale Alessio Granelli, dal consigliere Paolo Moro e dal coordinatore di zona Giambattista Colombi. In prima fila il Gonfalone del Comune di Gandino e il labaro plurimedagliato dell'Associazione Famiglie dei Dispersi e dei Caduti, rappresentata dal presidente Giuseppe Crespi. In corteo anche il sindaco di Gandino Elio Castelli e il luogotenente Giovanni Mattarello, comandante la locale stazione carabinieri.

Il rito in Basilica è stato celebrato dal prevosto don Innocente Chiodi, che nell'omelia ha ricordato come il ritorno a Gandino dei resti di Antonio consenta alla comunità di pregare e soprattutto riflettere. «Al momento della sua morte – ha detto don Chiodi – Antonio ha già ricevuto l'abbraccio del Padre. Ora che possiamo salutarlo nei luoghi a lui cari, abbiamo l'occasione per rinnovare il ricordo e la preghiera a quanti non sono tornati e sono morti come lui con una grande speranza di pace. La sua morte ci riporta alle tragedie che hanno segnato il secolo scorso. Vogliamo guardare avanti con lo spirito che anche il Concilio Vaticano II ha mosso nella Chiesa per aprire le porte del nuovo millennio». Il capogruppo gandinese Luigi Piazzini ha letto in chiesa la «preghiera dell'alpino», mentre al cimitero è stato il sindaco Elio Castelli a rinnovare «il grazie ad Antonio Colombi e a tutti i caduti per l'estremo sacrificio della vita a favore della nostra libertà».

Antonio Colombi (sopprannominato Scemel) era nato il 7 febbraio del 1912, secondo di tre figli nati dal matrimonio di Giuseppe Colombi e Teresa Nicoli. Nel 1933 Antonio, appena ventunenne, fu arruolato nel V reggimento alpini battaglione Edolo, di stanza a Merano. Allo scoppio della guerra fu richiamato alle armi. Nella confusione dei giorni successivi all'armistizio si perdono invece le notizie su Antonio Colombi: si sa solo che è stato internato in Austria, in un campo di lavoro. Di lui non si hanno altre informazioni fino alla morte, avvenuta per tubercolosi e ulcera perforante (conseguenza degli stenti patiti), il 1 aprile 1944. L'annuncio del decesso, portato in paese un anno dopo da un commilitone suo compagno di prigionia, venne poi ufficializzato con uno scarno comunicato del ministero della Difesa solo nel novembre 1945. Antonio Colombi morì a Gneixendorf (Austria) e fu sepolto dapprima (lo ricorda una memoria stampata a Gandino) nel cimitero di Krems Gueixendorf (tomba nr. 8). I resti furono successivamente trasferiti nel cimitero internazionale di Mauthausen, nel reparto riservato agli italiani. Per rintracciare la salma, a 68 anni, dalla morte è risultato decisivo il lavoro di Roberto Zamboni, artigiano veronese, che ha identificato in anni di ricerche i luoghi di sepoltura di molti militari italiani detenuti in Germania. Il lungo elenco di militari bergamaschi rintracciati da Zamboni (298 per l'esattezza) era stato pubblicato su L'Eco di Bergamo nel 2010. Fra loro, oltre ad Antonio Colombi, anche altri due gandinesi: Giuseppe Nodari e Vincenzo Servalli. Ora Antonio Colombi riposa nel cimitero di Gandino, insieme al fratello Felice.

Giambattista Gherardi

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