Seggiovie e piste a Piazzatorre
Corsa contro il tempo per aprire

La stazione sciistica dell'alta Val Brembana dovrà correre contro il tempo. La scorsa stagione la mancanza di neve si era sovrapposta al ritardo «last minut» con il proprietario degli impianti. Ma quest'anno la neve pare ci sarà.

«Sono moderatamente ottimista. Per dicembre dovremmo farcela». Il sindaco di Piazzatorre Michele Arioli non vuole però parlare di certezza assoluta. Così anche quest'anno, la stazione sciistica dell'alta Val Brembana dovrà correre contro il tempo. La scorsa stagione la mancanza di neve a dicembre di fatto si era sovrapposta al ritardo «last minut» con il proprietario degli impianti: quindi, alla fine, non era stata così dolorosa.

Ma quest'inverno potrebbe essere più generoso di neve. E, allora, sarebbe meglio accelerare i tempi. La situazione: gli impianti di risalita di Torcola Vaga sono di proprietà della società «Alta Quota» che, dopo alcune stagioni in rosso, non è più disposta a gestire gli impianti e vuole vendere. Nel 2011 il Comune prese in affitto le seggiovie e le aprì, quest'anno le trattative sono in corso ma si vuole arrivare a un accordo di lunga durata, per evitare, appunto a ogni inizio stagione, un'incertezza sicuramente dannosa per l'immagine della stazione e per l'indotto economico.

«Stiamo definendo con la proprietà gli ultimi dettagli del contratto – spiega il sindaco Arioli – e l'auspicio è quello di riuscire ad aprire gli impianti di Torcola Vaga per inizio dicembre. Vogliamo garantire una maggiore continuità, quindi, abbiamo chiesto un affitto di sei anni, in modo che il gestore (lo scorso anno la società "Piazzatorre Ski area", anche ora interlocutore privilegiato, ndr) possa anche fare un minimo di programmazione. Così come dovrebbe essere certo il diritto di riscatto delle rate pagate in caso di successivo acquisto degli impianti da parte del Comune. Ora stiamo trattando per avere proprio l'esclusività dell'acquisto, ovvero l'obbligo dei proprietari a vendere solo al Comune».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 2 novembre

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