Vestiti usati, un lungo viaggio
Finanziate mensa e borse lavoro

Non è un semplice donare un abito usato a chi ne ha bisogno. Quei vestiti, che finiscono nei cassonetti gialli della Caritas diocesana bergamasca, hanno un valore sociale molto più alto di quanto si pensi. E in 12 anni sono stati creati oltre 120 postri di lavoro.

Non è un semplice donare un abito usato a chi ne ha bisogno. Quei vestiti, che ogni giorno finiscono nei cassonetti gialli della Caritas diocesana bergamasca, hanno un valore sociale molto più alto di quanto si pensi.

Per gli indigenti, infatti, essi rappresentano la possibilità di un riscatto lavorativo, ma anche una mensa aperta tutti i giorni, docce e, ovviamente, un servizio di cambio indumenti.

Tutto questo può avvenire donando semplicemente un abito, un paio di scarpe o altri accessori ancora in buono stato che non si usano più, in uno dei 350 cassonetti gialli della Caritas, dislocati in tutta la diocesi. Già, perché dal dono del singolo vestito al suo riutilizzo, Caritas e tre cooperative sociali bergamasche hanno creato un ciclo virtuoso che offre lavoro e permette di finanziare dei servizi per i poveri.

«Sono ormai passati oltre 12 anni da quando abbiamo avviato la raccolta degli abiti usati attraverso i cassonetti – spiega il direttore della Caritas, don Claudio Visconti –. Gli obiettivi preposti sono quello di ridurre lo spreco attraverso la cultura e la pratica del riuso e del riciclo, fornire un'occasione di impiego, all'interno delle cooperative coinvolte, per persone che farebbero fatica ad entrare nel mondo del lavoro, e finanziare alcune attività a sostegno dei poveri mediante i proventi della raccolta».

E in 12 anni sono stati creati oltre 120 postri di lavoro.

Leggi tutto su L'Eco di Bergamo del 4 novembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA