Il riordino delle Province
Appelli ai parlamentari lombardi

«Il torto più grande del Governo è nei confronti dei cittadini. Stabilire per decreto legge che i Presidenti delle Province non saranno più eletti dal popolo ma verranno nominati dai partiti è inaccettabile e riporta la politica a prima della legge n.81 del 1993. Crediamo, infatti, che l'elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti sia stata una delle scelte più intelligenti a maggior garanzia del diritto degli elettori di scegliere i propri amministratori esercitando sugli stessi una costante azione di controllo e di giudizio. Impensabile il venire meno di questo principio, in difesa del quale continueremo a batterci».

A parlare è il Presidente dell'Unione Province Lombarde, Massimo Sertori, a margine del Consiglio Direttivo che si è riunito in via straordinaria questa mattina a Palazzo Isimbardi sul decreto di riordino delle Province appena approvato dal Consiglio dei Ministri.

La questione dell'elezione diretta dei Presidenti, insieme ad altri due punti, è il fulcro della battaglia contro la riforma voluta del Governo: «I tagli ai nostri enti non solo non distinguono minimamente tra amministrazioni virtuose e non, ma sono talmente insostenibili che viene da pensare si tratti di un errore. Con queste misure le Province, indipendentemente dai nuovi confini, andranno in default finanziario: tra tagli lineari e vincoli del patto di stabilità, infatti, non riusciremo a chiudere i bilanci, e quindi non riusciremo a garantire i servizi base alla popolazione, dalla manutenzione di scuole e strade, al pagamento dei fornitori, questo solo per fare alcuni degli esempi più eclatanti. E se anche le funzioni, ora delle Province, fossero trasferite ai Comuni, con queste pesantissime riduzioni non vi sarebbe comunque la possibilità di mantenere qualità e numero degli attuali servizi ai cittadini».

Per questo, i Presidenti delle 12 Province, invitano tutti i parlamentari eletti in Lombardia, chiamati alla conversione del decreto, a prendere posizione: «Vogliamo che sia fatta chiarezza intorno a questa riforma - sottolinea Sertori - e che emerga chiaramente qual è la volontà politica in Lombardia. Per questo proporremo un incontro a tutti i parlamentari e i segretari dei partiti politici. L'auspicio è che anche loro difendano il loro territorio con coerenza, nella loro provincia di appartenenza così come a Roma. Finora è stata del tutto ignorata la questione centrale, che invece dovrebbe essere il presupposto di qualsiasi riforma: al Nord, infatti, le Province svolgono numerose funzioni pur costando la metà, a volte anche un terzo, rispetto a quelle del resto del Paese».

Un incontro con le forze politiche lombarde, quindi, ma non solo, anche una dettagliata relazione ai titolari degli uffici giudiziari, civili, contabili e penali, nonchè agli uffici territoriali del Governo (Tribunali, Procure, Corte dei Conti e Prefetture): «Essendo il Presidente della Provincia il rappresentante legale dell'Ente, riteniamo che sia un atto dovuto e di responsabilità da parte nostra - afferma Sertori – informare preventivamente tutte le autorità sopracitate delle ripercussioni che il nostro territorio subirà a causa di queste disposizioni, che se rimarranno tali ci impediranno di garantire i servizi essenziali fino ad oggi erogati ai cittadini e dunque di svolgere degnamente il nostro lavoro».

Sulla stessa linea il presidente della Provincia di Milano e vicepresidente dell'Upl, Guido Podestà: «Il decreto-legge di riordino varato dal Governo – sottolinea - impedisce alle Province di garantire servizi adeguati ai cittadini, conducendole ad una morte per asfissia. Gli effetti dei tagli, divenuti ormai insostenibili, sono, oggi, aggravati dall'impossibilità di disporre, dal 1° gennaio, di una Giunta. Quanto ai trasferimenti statali, ricordo che, nel corso di un tavolo di esperti del ministero delle Finanze e dell'Upi, venne stabilito che i tagli del 2012 non avrebbero superato i 300 milioni. Nonostante ciò, dopo averne disposti 500, l'Esecutivo ha aumentato quelli relativi all'anno prossimo da 1 a 1,2 miliardi. A rigor di logica, sarà, purtroppo, premiato chi governa male e, di conseguenza, saranno penalizzate le amministrazioni lombarde, la cui spesa pro-capite equivale a soli 100 euro. A dispetto di aree nelle quali ammonta, addirittura, a 300 euro (200 la media italiana). Credo che il tema sia stato trattato come una sorta di “Risiko”, che ha impedito l'analisi di aspetti cruciali come le funzioni, le risorse e i piani di investimento triennali della fase intermedia. Una situazione, questa, che pesa sui servizi collettivi, su tutti la manutenzione delle strade e delle scuole, le politiche del lavoro. Infine, credo sia doveroso scongiurare un'ipotesi di “ente di secondo livello”. Ciò consegnerebbe le Province alle segreterie dei partiti, mentre il peso della burocrazia si rivelerebbe di gran lunga maggiore».

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