Lago di Moio ridotto a palude
L'Enel: puliremo l'invaso

Il lago di Moio de' Calvi sarà ripulito dal deposito di materiale accumulatosi negli ultimi 35 anni. Da tempo l'invaso si è costantemente ridotto a causa di detriti, sassi, sabbia, portati soprattutto dalle piene e non più rilasciati a valle.

Il lago di Moio – conosciuto anche come lago del Bernigolo o di Valnegra – nel 2013 sarà probabilmente ripulito dal deposito di materiale accumulatosi negli ultimi 35 anni. La situazione è nota: da tempo l'invaso (la diga dell'Enel risale al 1939), si è costantemente ridotto a causa di detriti, sassi, sabbia, portati soprattutto dalle piene e non più rilasciati a valle. E spesso il lago appare come una palude, un lontano ricordo dello specchio d'acqua paradiso di pescatori e sul quale si affacciava anche un turistico tiro al piattello.

Ma la «malattia» del Bernigolo dovrebbe avere i mesi contati. Il progetto è di Enel (Unità business hydro di Sondrio) che gestisce l'invaso. «Fino al 1976 avvenivano rilasci regolari che consentivano di tenere il lago pulito dal materiale accumulatosi – spiegano i tecnici della Valtellina –. Poi la legge li vietò perché intorpidivano troppo i fiumi. I rilasci erano consentiti solo durante le piene, per evitare danni e sovraccarichi alle strutture della diga. Così il materiale si è continuamente depositato.

Dal 2006 la legge, ulteriormente regolamentata dal recente decreto Monti, ha di nuovo consentito i rilasci. A inizio anno abbiamo presentato il progetto di gestione del lago che prevede anche i rilasci programmati di acqua». Ma l'iter autorizzativo, a quanto pare, è lungo.

«Tutti devono essere d'accordo – continuano da Sondrio –. Provincia, Regione, associazioni di pescatori, ma da parte di qualcuno c'è stata sempre resistenza: la preoccupazione è soprattutto quella di salvaguardare la fauna ittica. È ovvio che il rilascio programmato del materiale, che può anche durare due settimane, andrà a intorpidire il fiume. Ma è un compromesso che occorre accettare. E viene effettuato sulla base di alcune sperimentazioni, sulle quali, anche qui, abbiamo incontrato una certa resistenza. Ma se si vuole finalmente liberare il lago occorre prendersi delle responsabilità e quanto meno provare, per riuscire a tarare gli interventi successivi».

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