Vendite promozionali pre-saldi
Confesercenti: le ragioni di 200 «no»

«Questo incontro si svolge in un momento molto delicato per la categoria dei negozianti del settore moda. Il nostro settore vive una crisi che coinvolge l'intera filiera del tessile, una situazione difficile che rischia di diventare insostenibile se il Governo e gli enti competenti non assumeranno in tempi veloci una politica di sostegno nei confronti dei piccoli imprenditori».

Così Filippo Caselli - segretario Fismo Bergamo - nel corso della Conferenza stampa indetta mercoledì 21 novembre da Confesercenti per consegnare ai consiglieri regionali gli appelli per la modifica della norma che abolisce il divieto di effettuare le vendite promozionali nei trenta giorni precedenti i saldi, sottoscritti degli operatori del settore moda.

«Le aziende del settore che rappresentiamo (in provincia di Bergamo circa 2.000 aziende tra tessile abbigliamento e calzature, pelletterie) hanno bisogno di una politica economica basata sulla crescita e non solo sui tagli ai consumi e sulla pressione fiscale».

Alcuni numeri fotografano lo stato del settore. Secondo una recente indagine della Confesercenti nazionale, emerge evidente la riduzione della quota di spesa che le famiglie dedicano all'abbigliamento, passato dall'8% nel 2008, al 5,80% del 2012 (che significa 1,3 miliardi di euro in meno per il settore). Cospicuo il numero di aziende del comparto che hanno chiuso in Italia dal 2009 al 2011 (40.000), così come è pesantissimo e preoccupante il calo del reddito d'impresa negli ultimi 5 anni (-32%).

Oltre a misure efficaci per scongiurare un ulteriore aumento dell'Iva - che toglierebbe alle famiglie ulteriore capacità di spesa - per miliardi di euro, serve una politica che restituisca punti fermi al settore: l'assenza di regole di comportamento, in un mercato libero, lascia infatti troppo spazio ai più forti.

«È in questo solco - continua Caselli - che si inserisce la nostra iniziativa contro la legge regionale n. 9 del 7 giugno scorso, iniziativa che ha coinvolto direttamente gli operatori del settore chiamati in prima persona ad appellarsi alle forze politiche regionali, in particolare ai consiglieri regionali bergamaschi che hanno votato il provvedimento, affinché il Consiglio regionale, nei tempi più brevi possibili, provveda a ripristinare l'impianto normativo preesistente. Sappiamo che oggi la Regione si trova di fatto in regime di "ordinaria amministrazione", ma non abbiamo voluto rinunciare a questo appello anche in considerazione del fatto che il provvedimento è stato assunto in via sperimentale e che secondo noi c'è spazio, se non subito, anche nel prossimo futuro perché il nuovo Consiglio legiferi tenendo conto degli interessi che rappresentiamo».

L'invito a firmare l'appello è stato raccolto da circa 200 aziende di Bergamo e provincia. Anche chi non ha firmato ha sostenuto indirettamente l'iniziativa incoraggiando gli organizzatori ad andare avanti. Un buon risultato per un'iniziativa sindacale, che conferma gli esiti di un'indagine commissionata da Confesercenti Lombardia a SWG di Trieste dopo la sperimentazione di quest'estate e che aveva messo in luce come, nel periodo giugno-agosto, i ricavi delle vendite (nell'80% dei casi) siano diminuiti o rimasti invariati. Il 65% degli operatori si era detto contrario a ripetere la sperimentazione.

Orfeo Lumina, Presidente Fismo-Confesercenti Bergamo, elenca i motivi della contrarietà al provvedimento: «Lascia il settore senza regole di comportamento certe alimentando una situazione già di per sé fortemente compromessa dopo la norma prevista dal decreto salva Italia che ha liberalizzato gli orari di aperture degli esercizi commerciale; genera una rincorsa esasperata alla vendita promozionale che non porta benefici né sulla dinamica del conto economico aziendale (le imprese sono costrette ad operare con profili di marginalità insostenibili), né sul fronte del rapporto con i consumatori che faticano a percepire il valore delle offerte e rischiano di restare disorientati nel momento dei saldi; vanifica l'importanza e l'appeal commerciale delle vendite di fine stagione che hanno rappresentato sinora un appuntamento molto atteso e particolarmente gradito per i consumatori ed economicamente rilevante per gli operatori».

«Consegniamo oggi gli appelli ai consiglieri regionali presenti, perché ne facciano tesoro e si facciano testimoni di un principio che da sempre sosteniamo - conclude Lumina -. Se riconosciamo il valore economico e sociale delle nostre piccole imprese, se vogliamo salvaguardare il pluralismo distributivo, il mercato necessita di regole. Per il bene non solo dei negozianti, ma anche e soprattutto dei consumatori».

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