«Tassa Ryanair» nel decreto Sviluppo
Sacbo chiama i parlamentari

La cosiddetta «tassa Ryanair» potrebbe riscrivere la storia dei viaggi a basso costo. Lo scrive Ttg Italia secondo il quale «la decisione di obbligare la low cost irlandese ad assumere i dipendenti italiani (e di conseguenza a versare tasse e contributi) sulla base della legislazione tricolore va a colpire uno dei punti chiave del business model che ha permesso di mettere sul mercato voli al prezzo di un caffè».

«I rapporti tra le agenzie di viaggi e le low cost fin dall'inizio - prosegue il Ttg Italia -, non sono certo stati rosei, visti i presupposti dei collegamenti no frills (innanzitutto, niente intermediazione). Ed è naturale che la nuova imposta che va a colpire O'Leary & soci faccia almeno sorridere le agenzie, in un periodo in cui i dettaglianti hanno molto poco di cui rallegrarsi. A ben vedere, però, la tassa Ryanair è uno degli ultimi passaggi che va a insidiare le basi stesse di una strategia commerciale fatta di risparmi e finanziamenti. La forza delle low cost sono sempre stati gli scali minori e i finanziamenti riconosciuti da questi ultimi. Ma ormai entrambi iniziano a vacillare: da un lato sotto i colpi del piano aeroporti del ministro Corrado Passera, che vuole tagliare un po' di aerostazioni della Penisola; dall'altro a causa dei conti delle società di gestione, decisamente meno floridi rispetto a una decina d'anni fa. Ryanair, ormai, ha abituato il paludato settore dei trasporti a gesti eclatanti. Non si esclude che Michael O'Leary abbia in mente qualche colpo per controbattere a giro di vite del Governo Monti».

A Bergamo Sacbo si è già mossa chiedendo un incontro urgente con i parlamentari bergamaschi. Il decreto legge che sta facendo il suo iter nelle aule parlamentari soddisfa Assaereo e Ibar, associazioni di categoria dei vettori, che più volte avevano denunciato una vera e propria «assimetria competitiva» nel settore. C'è però un potenziale rovescio della medaglia in questa vicenda, ovvero le conseguenze potrebbero non essere proprio quelle attese: il governo ha calcolato 90 milioni di maggior gettito nel 2013 (la norma fa fede dal 1 gennaio 2012) e 50 l'anno successivo. Ma il timore è che Ryanair faccia saltare il tavolo (quello di Sacbo, più probabilmente), che gli irlandesi mettano sul tavolo gli extracosti conseguenti, con annessi e connessi in termini economici. Anche perché la cifra potrebbe essere persino più alta di quella ipotizzata dal governo.

C'è l'oggettivo rischio che diminuisca in modo radicale la presenza di Ryanair in Italia, e il dato va interpretato in meri termini di connettività (e conseguente competitività) territoriale, non di preferenza per questa o quella compagnia.

In attesa di sviluppi, c'è da rimarcare che proprio lo scorso mese la Procura di Bergamo ha iscritto al registro degli indagati il patron di Ryanair, Michael O'Leary, assieme al dirigente Juliusz Komorek, esperto di questioni legali della compagnia aerea, responsabili, secondo il pm Maria Mocciaro, di un danno erariale stimabile intorno ai 12 milioni di euro.

Ciò di cui i due personaggi sono accusati è aver assunto 220 dipendenti allo scalo bergamasco di Orio al Serio, sottoponendoli alla tassazione irlandese, ben più vantaggiosa di quella italiana, con unaregime all'incirca del 20% rispetto al 37% di quella nostrana. In realtà, però i lavoratori interessati sarebbero molti di più, circa 900.

Ad aver calcolato la somma imputata a O'Leary e Komorek, un tandem tra Inps e Direzione provinciale del lavoro di Bergamo, che hanno infatti reputato i 12 milioni un margine stimato “al ribasso” sulla base degli elenchi consegnati dall'azienda irlandese. Resta, però, per buona parte delle cifre non corrisposte, il forte rischio della prescrizione, visto che molti dei dipendenti coinvolti non risultano più subordinati a Ryanair da ormai molto tempo.

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