Francesco Cantù disperso in quota
Con lui c'è anche Luca Gaggianese

Sul Dome des Ecrins des neiges, massiccio nelle Alpi del Delfinato francese, ci sono tre alpinisti italiani. Uno di questi è Francesco Cantù, bergamasco d'azione, come anche Luga Gaggianese, fino al 2006 responsabile dellea raccolta fondi del Cesvi di Bergamo.

Sul Dome des Ecrins des neiges, massiccio nelle Alpi del Delfinato francese, ci sono tre alpinisti italiani. Uno di questo è Francesco Cantù, quarantunenne milanese di origini ma bergamasco d'azione: ha lavorato a lungo agli Ospedali Riuniti come primario dell'unità di Elettrofisiologia, mentre attualmente guida il reparto di Cardiochirurgia a Lecco. Con lui il genovese Damiano Barabino e l'istruttore Cai Luca Gaggianese di Milano, ma anch'egli bergamasco d'adozione, visto che ha vissuto in città fino al 2006, ricoprendo la carica di responsabile della raccolta fondi del Cesvi Bergamo.

Le ricerche si sono fatte difficoltose nel pomeriggio di martedì 27 novembre, a causa del maltempo, e dovrebbero riprendere mercoledì mattina se le condizioni meteo lo permetteranno: «Attualmente il rischio di valanghe è elevato – ha dichiarato il capitano del Pghm Nicolas Colombani - a causa del forte vento e delle abbondanti nevicate. Non è quindi possibile un avvicinamento sicuro né con l'elicottero né a piedi. I tre alpinisti in difficoltà – ha aggiunto Colombani – erano ben equipaggiati e, sulla base delle informazioni che abbiamo raccolto dalle loro famiglie, anche esperti. Il problema è che la loro posizione è cambiata: da lunedì pomeriggio hanno infatti avvisato che stavano cercando di scendere da soli».

Già: «Scendiamo da soli». Così avevano comunicato ai famigliari attorno alle 16 dell'altroieri, prima che i loro telefoni si zittissero. In quel momento si trovavano attorno a quota 3.900 sotto la Brêche Lory evidentemente già provati da una vicenda che si protraeva ormai da quasi 40 ore.

I tre erano partiti infatti domenica alle due di notte dal rifugio Cézanne sopra Pelvoux per affrontare la parete sud della Barre des Ecrins passando dalla Bocchetta Gabarrou-Marsigny, un itinerario estremamente impegnativo che termina a quota 4.102 dopo aver superato 1.200 metri di dislivello. A detta degli esperti tra le 7 e le 9 ore di ascensione in condizioni di bel tempo e con un buon allenamento.

In base alla ricostruzione del sito «ledauphine.com» i tre sarebbero usciti dalla bocchetta alle 16 di lunedì e cioè dopo 14 ore di salita ed evidentemente già in ritardo sulla tabella di marcia. La notte viene così affrontata - come si fa in alta montagna quando non si può rientrare e non si hanno a disposizione né bivacchi né tantomeno rifugi - in una truna scavata nella neve sulla parete nord della Barre des Ecrins.

Una scelta obbligata ma tutto sommato ancora nella norma. È il giorno che la situazione precipita. Al momento di riprendere la discesa i tre vengono infatti investiti da una tempesta di neve. Scatta l'allarme e i soccorritori del Peleton d'haute montagne entrano subito in azione, raggiungendo il rifugio Cézanne in elicottero, ma senza poi riuscire ad andare oltre i 3.400 metri con gli sci ai piedi. Alle 16, l'ultimo contatto telefonico, da lì in poi un silenzio alquanto preoccupante e la cronaca di un'altra giornata di soccorsi andati a vuoto. In particolare, mercoledì, gli uomini del Pghm di Briançon sono ripartiti dal rifugio, tentando di risalire il Glacier Noir ed evitando il Glacier Blanc ormai impraticabile.

Attorno a mezzogiorno il contrordine: «Stiamo facendo il massimo, ma non possiamo rischiare più del dovuto – si è arreso Colombani – il problema è che non sappiamo dove siano i tre alpinisti. Siamo pronti a riprendere le ricerche non appena le condizioni ce lo permetteranno e avremo notizie più precise su dove si trovino».

Metéo France infatti prevede ancora neve con le conseguenti complicazioni per i soccorritori e i loro elicotteri costretti a restare a terra. Nel frattempo i famigliari dei dispersi hanno raggiunto Briançon. Ad accoglierli le nubi che ormai da tre giorni avvolgono il Dome des Ecrins, ma anche qualche parola di speranza: «È una situazione complicata – conclude Nicolas Colombani - ma non ancora disperata».

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