Cadavere ripescato a Fara d'Adda
Un'ipotesi: lo scomparso a Moio

Non ha ancora un nome il cadavere trovato lunedì 10 dicembre, a Fara d'Adda, nel bacino artificiale che la diga Sant'Anna forma sbarrando il fiume Adda. Ma potrebbe averlo presto. Mercoledì 12 sarà sottoposto ad autopsia per accertare le cause della morte

Non ha ancora un nome il cadavere trovato lunedì 11 dicembre, a Fara d'Adda, nel bacino artificiale che la diga Sant'Anna forma sbarrando il fiume Adda. Ma potrebbe averlo presto. Mercoledì 12 sarà sottoposto ad autopsia per accertare le cause della morte e rilevare eventuali segni di riconoscimento (come cicatrici e tatuaggi) a occhi nudo non visibili visto lo stato di decomposizione in cui si trova: era probabilmente in acqua da circa tre mesi. Il pubblico ministero incaricato del caso, Maria Mocciaro, ha disposto che venga anche sottoposto al test del dna.

Il motivo? Un'ipotesi è che la salma trovata sia quella di Sergio Roccato, il milanese di 36 anni di cui si sono perse le tracce il 2 settembre a Moio de' Calvi, in alta Valle Brembana. Il dna del cadavere sarà confrontato con quello dello scomparso di cui, durante le ricerche avvenute subito dopo la denuncia della sua sparizione, sono stati trovati nelle acque del Brembo una maglietta intima, una scarpa e la foto di un familiare. Per rintracciare Roccato i familiari hanno ingaggiato anche un'agenzia investigativa.

Gli investigatori della famiglia di Roccato reputano poco credibile che il cadavere sia quello del trentaseienne. «A quanto però ci è stato riferito – affermano dall'agenzia di investigazioni – dal luogo della presunta scomparsa a quella del ritrovamento ci sono 57 chilometri di corsi d'acqua lungo i quali si trovano diverse dighe. Riteniamo quindi poco probabile che da Moio un cadavere possa arrivare fino a Fara».

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