Borghi storici ancora al centro
Sui negozi minoranze all'attacco

Nemmeno l'aggiustamento del «refuso» convince le minoranze. Il passaggio della delibera sul commercio nei borghi storici sul quale le opposizioni, alla vigilia del dibattito in prima commissione, stavano affilando i coltelli cambia di senso, ma resta infuocata.

Nemmeno l'aggiustamento del «refuso» convince le minoranze. Il passaggio della delibera sul commercio nei borghi storici sul quale le opposizioni, alla vigilia del dibattito in prima commissione, stavano affilando i coltelli cambia di senso (nella lista dei negozi off limits entro i confini individuati dal provvedimento al posto dei negozi con «vendita prevalente di prodotti di origine extra-Ue» figurano ora solo quelli «con vendita prevalente di prodotti alimentari extra-Ue), ma la questione resta infuocata. Con un divario tra i due schieramenti che, almeno per il momento, promette ulteriori scintille.

Le prime martedì sera, durante la seduta della stessa commissione dove il documento è passato con i soli voti della maggioranza. Tutti sulle proprie posizioni. L'assessore al Commercio Enrica Foppa Pedretti a ribadire come la delibera si ponga «nell'ottica della valorizzazione del centro storico e dei borghi attraverso la tutela dei negozi di vicinato e del decoro cittadino». Le minoranze a ribattere che gli obiettivi sono condivisi, ma gli strumenti individuati assolutamente no. E giù con le obiezioni: «La strada imboccata - ha attaccato Sergio Gandi (Pd) - oltre a contrastare sul piano giuridico con la normativa introdotta dalla direttive comunitarie e dai decreti Salva Italia e Cresci Italia, rientra nelle casistiche su cui l'Antitrust si è già espressa sollevando numerose perplessità. Se dovesse passare in Consiglio, mi farò carico di un esposto alla stessa Autorità affinché svolga le sue funzioni e si esprima anche su questo provvedimento. Un provvedimento che ritengo un pasticcio a tratti bizzarro con qualche ascendenza ideologica e la solita cambiale pagata al solito partito».

«Molto più utile - aggiunge Stefano Zenoni (Lista Bruni) - sarebbe stato puntare sugli aspetti architettonici ed estetici dei negozi, declinando la strategia con un accento propositivo anziché restrittivo». La richiesta? «Sospendere il provvedimento - spiega Fausto Amorino (Verdi) - e rivederlo magari partendo da uno studio più attento e scientifico sulle trasformazioni subite dal tessuto commerciale della città e sulle sue cause». La maggioranza tira dritto: «Questa - replica Alberto Ribolla (Lega) - non è la delibera di un partito, ma della coalizione e risponde alle linee programmatiche sulla tutela dei borghi e dei negozi di vicinato». «Certi fenomeni - aggiunge Lorenzo Carminati (Lista Tentorio) - non intendiamo subirli, ma governarli, facendo giocoforza delle scelte: vogliamo una città che cresca nella tradizione». E il rischio di eventuali ricorsi? «È un rischio che abbiamo ponderato - replica l'assessore Enrica Foppa Pedretti -, ma siamo stati confortati dagli uffici: dalla nostra ci sono due leggi regionali e l'esperienza di diverse altre realtà che hanno già adottato provvedimenti analoghi senza incappare in problemi sul piano legale». Fine del primo round, il secondo in Consiglio comunale.

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