Il cadavere ripescato nell'Adda
unico indizio, un drago tatuato

È un uomo, di razza bianca, sui 30/40 anni. Capelli neri, peso tra i 70 e i 75 chili, nessun segno di violenza. Segni particolari: un tatuaggio. Sono queste le prime informazioni emerse dall'autopsia che è stata effettuata sul corpo ripescato nell'Adda.

È un uomo, di razza bianca, sui 30/40 anni. Capelli neri corti, peso tra i 70 e i 75 chili, nessuna lesione nè segno di violenza. Segni particolari: un grosso tatuaggio a forma di drago sul braccio sinistro. Sono queste le prime informazioni emerse dall'autopsia che è stata effettuata mercoledì mattina 12 dicembre nelle sale del cimitero di Canonica d'Adda. Ad essere sottoposto ad analisi il corpo ritrovato nel pomeriggio di lunedì 10, incastrato sul fondo del bacino artificiale di Fara Gera d'Adda.

Si tratta del cadavere di un uomo che è stato probabilmente per lungo tempo in acqua tanto da essere risultato irriconoscibile. Ad effettuare l'autopsia il medico legale di Brescia Mario Restori che è stato affiancato dall'esperto di biogenetica Andrea Verzelletti. La salma è risultata saponificata, non decomposta, e l'ipotesi è che sia rimasta in acqua per circa due mesi.

Addosso all'uomo, inoltre, non sono stati trovati oggetti con riferimenti alla sua identità o al suo luogo di origine. Per questo motivo ora le forze dell'ordine dirameranno una nota con i dati rilevati dall'autopsia al fine di ricercare una persona che dovrebbe risultare scomparsa da circa due mesi.

Esclusa la violenza (non ci sono segni nè ferite in questo senso sul corpo), si ipotizza si possa essere trattato di un fatto accidentale o di un suicidio. Le forze dell'ordine sono in attesa anche dei risultati dei prelievi del dna che potrebbero aiutare maggiormente.

Ad avvistare il corpo senza vita lo è stato, intorno alle 13,30, il custode della diga Sant'Anna, mentre stava facendo una passeggiata con la moglie e il cane. La diga sbarra l'acqua del fiume Adda formando il bacino che poi alimenta il canale dell'ex linificio. Al momento dell'avvistamento la coppia si trovava sulla passerella che permette l'accesso alle paratoie che dividono il bacino dal canale. «Mio marito - afferma la moglie del custode - inizialmente ha detto: ma guarda un po' se devono buttare un manichino in acqua. Poi però si è sporto dalla passerella per guardare meglio e ha capito che probabilmente si trattava di un uomo». La certezza si è avuta solo quando sul posto, insieme ai carabinieri e ai mezzi di soccorso del 112, subito allertati, è intervenuto il nucleo sommozzatori volontari di Treviglio, seguito poi dai vigili del fuoco di Treviglio e Dalmine. I sub hanno messo in acqua un gommone e si sono avvicinati al luogo dell'avvistamento accertando che, purtroppo, non si trattava di un manichino. Dopodiché hanno proceduto con il recupero.

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