Belotti, tre ore di interrogatorio
«Con gli ultrà facevo il mediatore»

Daniele Belotti è stato interrogato per tre ore, ma «in un'atmosfera tranquilla», in cui ha avuto la possibilità di spiegare nel dettaglio quello che lui stesso definisce come «il ruolo del mediatore». Per l'accusa sarebbe l'ideologo.

Daniele Belotti è stato interrogato per tre ore, ma «in un'atmosfera tranquilla», in cui ha avuto la possibilità di spiegare nel dettaglio quello che lui stesso definisce come «il ruolo del mediatore».

Un ruolo, sottolinea, che non si è scelto da sé, ma che gli sarebbe stato informalmente assegnato dalle «autorità»: questori, prefetti, sindaci, nel corso di 12 anni di appassionata frequentazione della Curva Nord da politico impegnato e con responsabilità istituzionali.

Consigliere regionale della Lega e assessore uscente della giunta Formigoni, è l'indagato eccellente nell'inchiesta del pm Carmen Pugliese sul mondo ultrà atalantino. Secondo l'accusa l'esponente politico del Carroccio, da sempre vicino agli ambienti della Curva, avrebbe ricoperto il ruolo dell'ideologo delle frange più violente della tifoseria, indirizzandone l'azione politica e dispensando consigli da esperto in strategie mediatiche, materie decisamente ostiche al mondo ultrà.

Fin dall'inizio dell'indagine Belotti, allontanatosi definitivamente dagli ambienti ultrà nerazzurri dopo i gravissimi fatti della Bèrghem Fest di Alzano, si è difeso sostenendo che non si trattò di consulenze da fiancheggiatore, ma di attività di mediazione espressamente richiesta dalle autorità, sia amministrative che di pubblica sicurezza.

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