«Minacciata e maltrattata in casa»
Per il compagno chiesto un anno

È una storia di dissidi familiari che, per l'accusa, sarebbe sfociata in maltrattamenti e violenza privata. Da una parte un uomo di 55 anni, ritenuto da chi indaga artefice di vessazioni. Dall'altra la compagna, 56 anni, che ha sporto denunce che fanno rabbrividire.

È una storia di dissidi familiari che, per l'accusa, sarebbe sfociata in maltrattamenti e violenza privata. Da una parte un uomo di 55 anni, ritenuto da chi indaga artefice di vessazioni. Dall'altra la compagna, 56 anni, che ha sporto denunce che fanno rabbrividire, ma che non s'è mai presentata a processo e che ora, prima della sentenza, il gup Raffaella Mascarino vorrebbe sentire.

Il ménage familiare, dopo decenni di convivenza, comincia incrinarsi dal 2005. La coppia vive a Ponte San Pietro. Lui è un muratore analfabeta, lei una casalinga che si dice esasperata dalla gelosia e dalla possessività del compagno. L'accusa è che lui l'abbia minacciata (anche di morte), ingiuriata, vessata e maltrattata in più occasioni con schiaffi, spintoni e morsi e che, in un caso, il 29 novembre 2009, le abbia impedito di chiamare i carabinieri. La signora, che s'è costituita parte civile con l'avvocato Marcella Micheletti, accusa il compagno di non prendere in considerazione il fatto che lei potesse svagarsi. In una delle sue denunce, la donna racconta che stava passeggiando con un'amica alla località Ghiaie, quando il compagno era arrivato con l'auto tentando di investire entrambe. Le due erano riuscite a schivare l'urto, ma lui - secondo quanto denunciato dalla cinquantaseienne - era sceso imbracciando una mazza e aveva accennato a colpire la compagna alle gambe.

La donna ha raccontato che l'uomo, quando si svegliava di notte, pretendeva rapporti sessuali minacciando, in caso contrario, di rompere suppellettili e mobili. Lei si era dichiarata esasperata già nel 2005, quando dopo una lite in casa erano arrivati i carabinieri. Lei aveva confessato che sarebbe andata volentieri a vivere da sola, ma che era impossibilitata a sostenere il costo dell'affitto in quanto disoccupata. La questione economica è invece l'arma utilizzata dalla difesa. La donna è accusata di aver in pratica spolpato il marito dal punto di vista economico. Le cose, secondo la tesi difensiva, sarebbero andate bene sino a quando lui non aveva perso il lavoro per un infortunio. È da lì che sarebbero iniziate le insofferenze della signora.

L'imputato, difeso dall'avvocato Giambattista Vavassori, ha ammesso qualche parola di troppo nei confronti della compagna (il legale ha chiesto il minimo della pena), ma si dice ancora molto innamorato della donna ed è precipitato in uno stato di prostrazione che rasenta il confine della psichiatricità. Nel marzo del 2011 è stato sottoposto alla misura cautelare dell'allontanamento da casa ed è andato a vivere in un paese vicino. Ieri, col consenso del pm (che ha chiesto la condanna a un anno) il provvedimento è stato revocato. Il gup deciderà dopo aver sentito la donna l'8 febbraio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA