Seriate, la protesta di un 90enne
«Lo Stato tassa i vitalizi di guerra»

Luigino Gherardi, 90 anni compiuti lo scorso novembre. L'immagine di un nonno pacifico nella sua casa di Seriate. Ma dentro di sè ribolle di rabbia verso lo Stato italiano. «È ingiusto, è illegale; il governo non può tassare il vitalizio di guerra.

Luigino Gherardi, 90 anni compiuti lo scorso novembre. L'immagine di un nonno pacifico, nella sua casa ai margini dell'abitato di Seriate, ai confini con la campagna, circondato da figli e nipoti. Sembrerebbe uscito da una favola e invece Luigino balza sulla sedia, si fa rosso in viso, e con voce stentorea esprime tutta la sua rabbia verso il governo.

«È ingiusto, è illegale; il governo non può tassare il vitalizio di guerra. Lo Stato è in debito con noi soldati e reduci. Ci ha sottratto la giovinezza per poi abbandonarci con le nostre menomazioni, grandi o piccole che siano. Noi abbiamo combattuto per servire lo Stato, che adesso mette una tassa sul misero vitalizio che ci dà. E non tocca invece i vitalizi e gli stipendi d'oro della casta politica». Luigino Gherardi, che ancora sente le bombe esplodere e le pallottole fischiargli nelle orecchie, se la prende con il governo Monti che ha assoggettato all'Irpef i vitalizi delle medaglie d'oro al valor militare, un provvedimento da certuni bollato come «tassa sull'eroismo».

Medaglie e vitalizi di ben poca consistenza numerica, perché ormai pochi sono i superstiti. Ma l'art. 12 della legge di Stabilità recita: «L'esenzione Irpef per pensioni e indennità di invalidità si applica esclusivamente a un reddito non superiore a 15 mila euro». Così il reduce dalla guerra d'Africa e dalla prigionia degli inglesi, rimpatriato dopo cinque anni di bombe e stenti, scrive di suo pugno con una calligrafia limpida: «Il debito vitalizio ai sensi dell'art. 2 della legge 3-2-1951 nr. 38 non è una pensione ma un debito dello Stato nei confronti dei mutilati e invalidi di guerra che si estingue con la morte del creditore. Lo Stato paga i suoi debiti e fa pagare delle imposte a coloro che egli stesso riconosce come creditori?».

La sezione di Seriate dell'Associazione nazionale reduci dalla prigionia, dall'internamento e dalla guerra di Liberazione (Anrp) conforta la tesi di Gherardi, che peraltro é segretario della stessa. Il vicepresidente Marco Ondei riconosce le giustezza delle argomentazioni di Gherardi e ritiene che «la genesi di questa norma sia la mancanza della cultura della memoria, perché le persone al governo non hanno fatto la guerra, i loro padri e i nonni non ci sono più, e nessuno gli ricorda le tragedie delle guerre, e delle persone che hanno dato la gioventù e la vita allo Stato. La gente ha dimenticato, e anche lo Stato ha dimenticato. Ma questo è un tipo di memoria corta non ammessa per lo Stato. Forse la norma è amministrativamente legittima ma è anche platealmente immorale».

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