«Jacky bloccato su un dirupo»
Il padrone lo veglia per due notti

«Il mio Jacky guai: non sarei mai riuscito ad abbandonarlo! È vecchio e cieco». A parlare è Sergio Gervasoni: ha trascorso due notti nel sacco a pelo per essere vicino al proprio cagnolino che era andato a finire su una parete rocciosa.

«Il mio Jacky guai: non sarei mai riuscito ad abbandonarlo! È vecchio e ormai quasi totalmente cieco, è il mio cane di compagnia da 10 anni per questo ho deciso di non abbandonarlo a sé in quel posto in cui era andato a cacciarsi». A parlare è Sergio Gervasoni, 51 anni, originario della Valle Brembana ma da sempre residente a Monte di Nese con la moglie Ombretta e le figlie Dalila e Lidia: ha trascorso due notti nel sacco a pelo per essere vicino al proprio cagnolino Jacky, che, seguendo probabilmente alcuni animali selvatici, era andato a finire su una cengietta d'erba, una sporgenza pianeggiante su una parete rocciosa praticamente irraggiungibile, e da lì non riusciva a venirne via. Il padrone e sua figlia si sono muniti di sacco a pelo e hanno trascorso due notti su un dosso per essere visibili al cane.

«È cominciato tutto venerdì mattina - racconta Sergio Gervasoni, sono uscito per un giro con i miei cani, come faccio spesso. Sono tre femmine e un maschio, tutti meticci. Il più giovane è proprio il maschio, che quest'anno compie 10 anni e senza il quale le altre non vogliono nemmeno allontanarsi da casa. Ho fatto un giro per la Valle del bel bere, sotto la Filaressa, che da Monte di Nese porta a Selvino, e quando sono tornato indietro, verso le 12, mi sono accorto che Jacky, il maschietto, non c'era più. Così ho fatto un salto a casa e ho atteso che rientrasse per conto suo. Non sarebbe stata la prima volta, infatti, che si distraeva e si fermava in giro, ma poi ha sempre fatto ritorno. Alle 14 però non era ancora arrivato e così io e mia figlia Dalila di 15 anni siamo tornati su con l'auto e abbiamo deciso di fare un giro al contrario. Fortunatamente abbiamo incontrato un signore del posto che ci ha detto di aver sentito abbaiare e ci ha indicato il sentiero da prendere».

«Ci dispiaceva andare via - racconta Dalila - quando il cane, da lontano, vedeva che ci allontanavamo cominciava a ululare, piangendo. Così ci siamo allontanati solo poche volte e sempre per esigenze che ci portavano a tornare a casa per poco tempo appena. Abbiamo recuperato i sacchi a pelo che proteggono fino a meno dieci gradi e siamo rimasti su». «Abbiamo dormito su un dosso - continua ancora il padrone di Jacky - da lì potevamo vederlo, seppure in lontananza, e soprattutto lui poteva vedere noi e restare un poco tranquillo. Due le notti che ci siamo fermati su, sabato e domenica. Quando abbiamo visto che i tentativi per portarlo in salvo andavano a vuoto abbiamo deciso di rivolgerci al 118, che abbiamo chiamato domenica alle 14. Ci hanno raggiunto i volontari del soccorso alpino che hanno verificato la situazione». Dopo oltre un'ora di tentativi il cane è stato recuperato. Il cane, una volta di nuovo nelle braccia del padrone, gli ha fatto grandi feste.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 2 gennaio

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