«Si sono svegliati troppo tardi»
Pirovano «boccia» l'interporto

L'interporto di Montello? «Ho letto...». E quindi? «Cosa vuole che le dica? Mi sembra fuori tempo massimo, si sono svegliati troppo tardi. Forse aveva un senso 30 anni fa, ma in 30 anni è cambiato tutto». Ettore Pirovano ci pensa un attimo, poi affonda.

L'interporto di Montello? «Ho letto...». E quindi? «Cosa vuole che le dica? Mi sembra fuori tempo massimo, si sono svegliati troppo tardi. Forse aveva un senso trent'anni fa, ma in trent'anni è cambiato tutto». Ettore Pirovano ci pensa giusto un attimo, poi affonda: «È una soluzione anacronistica, se non sbaglio a Montello c'è solo una linea a binario unico, la Lecco-Bergamo-Brescia». Che, giusto per curiosità, era invece nata con due binari. Era la vecchia Milano-Venezia via Bergamo, costruita dagli austriaci e poi ridotta perché durante la guerra serviva il ferro. Ma ora il binario è uno e con un binario «non si va lontani» dice il presidente.

In Provincia ieri mattina sono caduti dalle nuvole, leggendo la notizia del bando su L'Eco perché, spiega ancora Pirovano, «non erano obbligati a dircelo, ma nessuno ci ha comunicato nulla. E se fosse arrivato qualcosa avrei dovuto saperlo, trattandosi di una cosa grossa». La pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'avviso di gara per il polo intermodale (un appalto da 57 milioni e rotti) è arrivato come un fulmine a ciel sereno non solo in Presidenza. «Non abbiamo ricevuto nulla, siamo fermi ancora al vecchio progetto» confermano dagli uffici di Via Tasso. Pirovano non ne fa una questione di Stato: «I diritti acquisiti dal privato sono sacrosanti e ognuno ha il diritto di fare quello che crede. Non abbiamo né potere né diritto di precludere l'operazione del privato». Nella Sibem, la società per l'interporto di Montello detenuta al 90,9% dalla Stilo immobiliare del Gruppo Percassi, tra l'altro la Provincia è presente seppur con una piccola quota (2,95%). «Non ne sapevamo comunque nulla» aggiunge il presidente che solleva qualche dubbio sulla «logistica».

«Mi sembrano un po' fuori mano rispetto alle grandi infrastrutture che si stanno realizzando. Certo poi bisogna vedere che cosa intendono per interporto. Per me vuol dire prendere le merci dai tir e metterle sui treni. I binari sono imprescindibili e lì c'è solo una linea a un binario». C'è la variante alla statale 42 però, fresca di inaugurazione. Il progetto, come spiegato dall'ad di Sibem Dario Alessandro Inti, è tornato in pista, non a caso, proprio dopo il taglio del nastro della variante. «Abbiamo fatto quella strada per snellire il traffico, non per peggiorarlo. L'auspicio è che ci si metta in linea con l'Europa e si mettano più merci possibili sui treni. Ma purtroppo in Italia siamo lontani anni luce». Bassa strategica C'è la Bassa però, dove le opere si sono messe in moto e lì un interporto è previsto. Dal 2004 è nel Ptcp (piano territoriale di coordinamento provinciale), individuato tra Caravaggio e Treviglio. «Non lo abbiamo chiesto noi, ma Caravaggio lo ha previsto nel Pgt e la Provincia ha detto sì perché è in una posizione strategica» chiosa Pirovano. Ovvero fra la Brebemi, l'alta velocità e la linea ferroviaria Milano-Venezia». Dalla Bassa a Montello. Il presidente tende comunque la mano alla società dell'interporto: «Chiaro che noi prima o poi dovremo essere coinvolti, visto che un'opera così ha tutta una serie di riflessi sulla viabilità. Noi siamo disponibili a discuterne, a incontrarsi, per lavorare ad una soluzione che vada bene a tutti».

Vanessa Santinelli

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