Calcio, morì nel cantiere Brebemi
A giudizio colleghi e datore di lavoro

Sei persone sono state rinviate a giudizio per la morte di Sherbet Bashmeta, il primo (e per ora unico) operaio morto nel mega-cantiere della Brebemi. Lo ha deciso ieri mattina il gip Raffaella Mascarino, che ha accolto le richieste della Procura di Bergamo.

Sei persone sono state rinviate a giudizio per la morte di Sherbet Bashmeta, il primo (e per ora unico) operaio morto nel mega-cantiere della Brebemi. Lo ha deciso ieri mattina il gip Raffaella Mascarino, che ha accolto le richieste della Procura di Bergamo.

L'incidente era accaduto il 23 gennaio scorso, mentre l'uomo, un quarantottenne di origini albanesi che viveva a Chiari, nel Bresciano, era impegnato nei lavori di realizzazione dello svincolo e del futuro casello autostradale. Bashmeta era stato colpito in testa da una sbarra d'acciaio pesante 285 chili staccatasi da un cassero che stava per essere sollevato con una gru.

A processo, con l'accusa di concorso nell'omicidio colposo, è finito Andrea Faustini, 43 anni, bresciano di Darfo Boario Terme, legale rappresentante della Sicos srl, l'impresa edile milanese specializzata nella posa di opere in cemento per cui la vittima lavorava come carpentiere. Alla sbarra con l'imprenditore compariranno anche tre dipendenti della «Cavalleri Ottavio spa» di Dalmine, l'azienda da cui la Sicos aveva ricevuto il subappalto: Alberto Togni, 48 anni, di Albosaggia (Sondrio); Giovanni Puglioli, 57 anni, di Cerete, delegato della sicurezza; e Lavinio Troli, 40 anni, di Isso, coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione. Infine, rinviati a giudizio anche i due compagni di lavoro della vittima: Maurizio Di Maggio, 36 anni, di Catania, l'operatore che in quel momento stava manovrando la gru, e l'operaio Jeti Daiu, 35 anni, di Rudiano (Brescia), entrambi alle dipendenze della Sicos srl.

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