In 300 alla fiaccolata di protesta
Tutti uniti contro la violenza

Circa 300 persone hanno partecipato alla fiaccolata di protesta e di riflessione per il caso della 24enne oggetto di violenza sessuale la notte di venerdì 4 gennaio in via Alberico da Rosciate da un 32enne kosovaro arrestato una settimana dopo. Contestazione di un gruppetto di ultrà.

Circa 300 persone hanno partecipato, sabato 12 gennaio, alla fiaccolata di protesta e di riflessione per il caso della 24enne oggetto di violenza sessuale la notte di venerdì 4 in via Alberico da Rosciate da un 32enne kosovaro arrestato venerdì 11 dalla Squadra mobile della questura.

La fiaccolata, organizzata dal Consiglio comunale di Bergamo, dall'Assessorato alle pari opportunità e dal Consiglio delle donne, ha avuto come base di partenza Palafrizzoni, dove alle 18,30 si sono radunati i manifestanti: in prima fila ll sindaco Franco Tentorio con la moglie e lo striscione dell'«Associazione Aiuto donna: uscire dalla violenza onlus».

Notati anche il vicesindaco Gianfranco Ceci, il presidente del Consiglio comunale Guglielmo Redondi, Carlo Saffioti, l'assessore ai Servizi sociali Leonio Callioni, la senatrice Alessandra Gallone, gli onorevoli Antonio Misiani e Nunziante Consiglio e l'ex sindaco Roberto Bruni.

La fiaccolata, che ha percorso le vie del centro per arrivare in Borgo Santa Caterina, dove c'è stata la brutale aggressione alla giovane che era incinta di due settimane, e al liceo Mascheroni, ha avuto un momento di contestazione quando una ventina di ultrà dell'Atalanta ha urlato: «Ci vogliono le bombe, non le fiaccole» esponendo uno striscione: «Datecelo a noi». All'inizio di via Borgo Santa Caterina un grande striscione: «Prima giustizia, poi solidarietà. Assicurate questo alla città». E poi un «Vergogna» nei pressi dell'abitazione del kosovaro.

All'Auditorium del Mascheroni il sindaco Tentorio ha spiegato i motivi della fiaccolata, sostanzialmente due, la solidarietà alla ragazza aggredita e la protesta per una violenza così disumana. Ogliana Maccarini dell'«Associazione aiuto donna» ha letto una lettera aperta alla 24enne, mentre Luisa Pecce (Consiglio delle donne) ha preannunciato un ordine del giorno in Consiglo comunale dove si dibatterà lo scottante problema.

Lo sdegno è stato comunque unanime. Perché la violenza sessuale che ormai una settimana fa si è consumata in Borgo Santa Caterina, in quella via Alberico da Rosciate da sempre considerata una strada tranquilla dove il massimo del trambusto fino a ieri era l'uscita degli studenti del Mascheroni, ha sconvolto la città intera.

Una ferita lacerante, medicata, ma solo parzialmente, dall'arresto del presunto colpevole. Arresto con polemiche perché a Vilson Ramaj, incensurato, dipendente di una ditta di facchinaggio, sposato e padre di due figlie piccole, sono stati subito concessi gli arresti domiciliari.

Resta il dramma della vittima, lo sconcerto e la volontà di reagire. Perplessità sui domiciliari a parte (ma la Procura ha replicato: «Abbiamo soltanto applicato le norme del Codice di procedura penale»), al momento però il sentimento prevalente, a livello istituzionale, è quello dell'unità e della volontà di far sentire tutto lo sdegno e la rabbia per reati che sono assolutamente inaccettabili in un mondo civile.

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