Grida e botte, ma è tutto un film
Wrestling casareccio ad Almenno

Avete presente le avvertenze del genere «tutto ciò che avete visto è stato eseguito da attori professionisti, non imitatelo»? Piombano alla fine di filmati di imprese pericolose e rammentano che quella cosa appena vista non se la può permettere chiunque.

La versione italica wrestling è qualcosa di molto più casereccio, come dimostrato nello show di sabato sera ad Almenno San Bartolomeo, al Centro fitness sport «La Quarenga»: tutto talmente approssimativo da fare perfino tenerezza, partendo dalla pancetta dei protagonisti e arrivando ai palesi accordi con frase sussurrata all'orecchio prima di ogni singola mossa.

Al di là del livello stilistico, resta il messaggio di fondo tutt'altro che etico: un grande inno all'antisportività, tra colpi bassi, insulti, gestacci e attacchi a tradimento. Un'ode al sadismo gratuito, con la gente a bordo ring che grida «finiscilo» nel momento di mettere a segno il colpo (per fortuna solo metaforicamente) mortale.

I personaggi sono una serie di macchiette studiate a tavolino: il buono, il cattivo, il ciccione (figura lanciata in più versioni) e l'intellettuale, troppo poco grezzo per non finire nello schieramento dei malvagi. Poi, c'è l'eroe di casa Giuseppe Guarnone, ossia Apollo, colui che - in sostanza - ha riempito gran parte del centinaio delle seggioline della piccola palestra bergamasca, con parenti, amici e sostenitori.

Apollo è un impiegato dell'Inps con l'hobby delle botte, che si prende applausi a non finire, acciuffando la fantomatica cintura grazie alla vittoria contro tale Vega, fisico da cinquantenne e parlata spagnola, con continui «Yo estoy aqui», traditi goffamente nel momento di fatica da un grossolano quanto involontario «Che stanchezza». Cosa spinga questi strambi paladini a cimentarsi in tutto questo è difficile da intuire.

Leggi di più su L'Eco di lunedì 14 gennaio


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