Cortenuova, «Volevano ucciderlo»
Parlano gli amici della vittima

«Tre bambini, lascia una moglie e tre bambini. Non è possibile che l'abbiano ucciso così». Trattiene a stento le lacrime, nel freddo pungente di questo sabato notte alle porte di Cortenuova, Mohammed Ammerti, fratello di due anni più giovane di Ahmed.

«Tre bambini, lascia una moglie e tre bambini. Non è possibile che l'abbiano ucciso così». Trattiene a stento le lacrime, nel freddo pungente di questo sabato notte alle porte di Cortenuova, Mohammed Ammerti, fratello di due anni più giovane di Ahmed, il marocchino quarantasettenne ucciso sabato sera al «Coconut».

Il brutale omicidio si è consumato da pochi minuti e la salma del titolare del locale è ancora sdraiata a terra, coperta da un telo bianco, a pochi metri da qui, dal cancello del bar ora reso inaccessibile dai nastri dei carabinieri. Nemmeno Mohammed, che tra gli amici è anche chiamato Simone, può entrare.

Anche se vorrebbe correr là ad abbracciare il fratello, con il quale era legatissimo e aveva condiviso molti momenti della vita. «Era cittadino italiano - spiega -. Siamo qui da 25 anni, praticamente una vita. Siamo arrivati assieme ed eravamo molto legati». Ma aveva dei nemici? «Non saprei dire», risponde Mohammed.

«Sono arrivati qui con l'obiettivo di sparargli, è chiaro», commenta un connazionale e amico della vittima: «Troppa precisione, troppo diretto. Questa è cattiveria allo stato puro». La scena diventa ancora più straziante: tante mani, in primis quelle della moglie, accarezzano il vetro che le separa dal feretro di Ahmed.

Leggi le due pagine dedicate all'omicidio di Cortenuova su L'Eco di lunedì 14 gennaio

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