«Io, bergamasca in Germania
mi batto contro la criminalità»

«Mafia? Nein, Danke!» è un'associazione nata in Germania in seguito alla strage di Duisburg, dove il 15 agosto 2007 – davanti al ristorante italiano Da Bruno – sei persone appartenenti alla 'ndrangheta vennero uccise nell'ambito di un regolamento di conti tra cosche.

«Mafia? Nein, Danke!» è un'associazione nata in Germania in seguito alla strage di Duisburg, dove il 15 agosto 2007 – davanti al ristorante italiano Da Bruno – sei persone appartenenti alla 'ndrangheta vennero uccise nell'ambito di un regolamento di conti tra cosche.

Tra i fondatori dell'associazione c'è la bergamasca Bianca Negri, insegnante on pensione che dal 2007 vive con il marito Michael Gottlob a Berlino, nel quartiere centrale del Mitte. A Bergamo la coppia viveva in via Frizzoni; Bianca Negri insegnava alla primaria Alberico da Rosciate ed era attiva nella parrocchia di Santa Caterina a favore dei bimbi di origine straniera.

«Dopo la strage di Duisburg – racconta Negri – una quarantina di imprenditori italiani di Berlino hanno voluto confrontarsi sul tema delle mafia in Germania. Alcuni ristoratori sono stati in seguito vittima di un tentativo di estorsione: denunciarono il fatto e collaborarono all'arresto dei loro estorsori. Le mafie in Germania ci sono. È preoccupante quella che vede coinvolti i cosiddetti colletti bianchi, settori amministrativi attraverso i quali viene riciclato denaro sporco».

«Novecento persone appartenenti a 229 famiglie della sola 'ndrangheta sono attive oggi in Germania nel traffico degli stupefacenti, nella gestione dei rifiuti, nel riciclaggio del denaro sporco» scrive Giuseppe Lumia, autore di «'Ndrangheta Made in Germany». E la Germania, cobferma Bianca Negri, offre molte opportunità: dal 1989 Berlino è una città in costruzione che ha attratto molti interessi: «Altre attività sospette riguardano le case da gioco. Nel sistema tedesco chi ha del denaro non deve dimostrarne la provenienza legale, è la polizia che deve svolgere indagini».

L'associazione collabora attivamente con le forze dell'ordine tedesche: «Abbiamo due numeri di telefono, a cui inviamo segnalazioni, ma contemporaneamente siamo tutelati dall'anonimato. Puntiamo sull'attività di sensibilizzazione e informazione, soprattutto con i più giovani. Non è facile, perché molti tedeschi pensano che si tratti di fenomeni italiani. In realtà la mafia deve essere combattuta a livello internazionale con leggi specifiche».

Tra coloro che si interessano a questi temi anche molti italiani che hanno scelto Berlino come luogo in cui progettare il proprio futuro: «Sono davvero numerosi i giovani che lasciano l'Italia perché privi di opportunità. Alcuni preferiscono, dopo la laurea, accettare di fare il lavapiatti per pochi euro all'ora pur di diventare indipendenti. È un vero peccato che l'Italia non sia in grado di investire sulle nuove generazioni. Il futuro sono loro, e purtroppo l'Italia li sta lasciando scappare».

«Un'altra grossa differenza tra Italia e Germania – aggiunge – è il modo in cui viene gestito lo Stato: qui il cittadino ha la sensazione che i politici non siano staccati dalla vita reale. Per esempio i ministeri sono aperti al pubblico, visitabili». Simbolo della «trasparenza» della politica è la grande cupola del Parlamento, che si può visitare gratuitamente dal mattino fino alle 22, e dalla quale si può seguire l'attività parlamentare.

Questi elementi spiegano in parte la scelta della coppia di trasferirsi a Berlino: «È una grande città che offre opportunità culturali infinite, in cui è possibile coltivare relazioni tra le persone, ma soprattutto si coglie una voglia di cambiamento. È una città in piena trasformazione». «Abbiamo scelto di abitare in centro proprio per osservare le trasformazioni da vicino – sottolinea il marito Michael, storico di professione e attivista di Amnesty International –. Il condominio dove abitiamo era un edificio dell'ex Ddr, ci vivevano i membri dell'apparato che erano super controllati. In cantina c'era una centrale di ascolto telefonico. Avete presente il film "Le vite degli altri"?».

A Berlino i coniugi Gottlob si sono sposati nel 1980, quando il Muro divideva la città, poi hanno vissuto a Karlshrue dove l'insegnante bergamasca ha lavorato in una scuola europea: «Fin da piccola ho desiderato studiare il tedesco. Appena ho potuto ho realizzato il mio sogno, dopo essere entrata di ruolo e aver lavorato a Verdello nella prima scuola a tempo pieno. Ho visitato per la prima volta Berlino nel 1974 a 24 anni: me ne sono innamorata».

L'incontro con Michael avviene successivamente sulle Dolomiti, e con lui dal 1989 al 1994 condivide l'esperienza di insegnamento del tedesco in India: «Un mondo complesso e affascinante. Eravamo in un piccolo villaggio a 500 km da Mumbai. Lì abbiamo conosciuto una missione di suore, tra loro anche una bergamasca. Purtroppo abbiamo lasciato la Germania a pochi mesi dalla caduta del Muro. Nessuno immaginava che sarebbe successo».

Laura Arnoldi

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