«Il nostro è un Paese malato
ma Monti è il medico giusto»

«Un uomo affidabile e coraggioso, che porta a prendere le decisioni giuste,
senza mai imporle»: a Lidia Rota Vender, bergamasca, candidata in Lombardia  per il Senato nella lista «Con Monti per l'Italia», amica personale del  primo ministro, è stato affidato il compito di «far vedere il lato umano del presidente».

«Un uomo affidabile e coraggioso, che porta a prendere le decisioni giuste, senza mai imporle»: a Lidia Rota Vender, bergamasca, candidata in Lombardia  per il Senato nella lista «Con Monti per l'Italia», amica personale del  primo ministro, è stato affidato il compito, come lei stessa ha ricordato dal palco del Kilometro rosso, di «far vedere il lato umano del presidente». Vender è responsabile del centro Trombosi dell'Istituto clinico Humanitas di Milano.

Perché ha scelto di impegnarsi in politica?
«Monti mi ha convinto quando mi ha detto che aveva bisogno di gente pulita, competente nel suo campo, non politica, che avesse voglia di mettersi in gioco per questa nuova impresa, fondamentale per il futuro del Paese».

Cosa la convince di questo progetto?
«Credo che chi ha preso in mano il Paese in un momento così drammatico abbia il diritto di portare avanti il suo progetto perché questo vada a buon fine. È come quando si cura un malato: non lo si può abbandonare quando è in terapia intensiva; bisogna curarlo, rimetterlo in piedi e farlo camminare di nuovo. E questo lo può fare solo il suo medico. Ora il nostro medico e Monti».

Perché è il medico giusto?
«Perché ha avuto il coraggio di guidare il Paese in un momento tragico. Ha fatto tutto quello che poteva con competenza e serietà, ha ridato dignità al nostro Paese. Dà fiducia agli italiani perché è un faccia nuova, non è un politico di professione e ha capacità di fare squadra con persone che, per dovere civico, si mettono in gioco per cambiare il Paese».

Lei è amica personale di Monti.
«Da oltre trent'anni, avevamo amici in comune e le nostre famiglie si sono frequentate molto».

Quali i suoi tratti umani più salienti?
«La serietà. È un uomo serio e severo con se stesso e con i suoi interlocutori. Non è mai aggressivo e porta a prendere le decisioni giuste, senza mai imporle. È un uomo affidabile, competente e molto coraggioso».

Quanto gli costa sul piano umano questa scelta politica?
«Molto. Come lui stesso ha detto all'incontro al Kilometro rosso, avrebbe potuto godersi i suoi anni, la famiglia e i nipoti: ha ritenuto un dovere profondo quello di continuare il lavoro iniziato. La sua famiglia era contraria perché capiva la mole di lavoro alla quale andava incontro ma, dopo la sua decisione, è stata totalmente solidale con lui».

Durante il suo intervento ha raccontato due aneddoti su Monti.
«Non ho mai visto il presidente sbellicarsi dalle risate. Ride - dentro - così rimane composto. E allora ho pensato a due episodi - garbati -. Una volta mio figlio si ruppe una gamba e dovette passare il mese di agosto in montagna con il gesso: decise di consegnare il giornale ogni mattina ai vicini che lo chiedevano. A Monti ne portava dodici: il presidente, che abitava vicino all'edicola, lo lasciava fare ben volentieri proprio per consentirgli di mantenere l'impegno che aveva voluto prendersi. Alla fine gli disse: "hai la stoffa dell'imprenditore". Ricordo, poi, quando giocavamo a trivial in montagna: Monti non rispondeva mai d'impulso, ci pensava a lungo, ma alla fine dava sempre la risposta giusta».

Al Kilometro rosso si è più volte parlato dell'intenzione di rafforzare sul territorio il movimento politico di Monti anche dopo le elezioni.
«Credo sia inevitabile. La politica si può fare solo con il consenso della gente: i cittadini hanno bisogno di ascoltarti, vederti, verificarti. Monti ha dichiarato di assumersi le responsabilità di quanto fatto nell'ultimo anno, ma di non volersi prendere le colpe degli ultimi vent'anni».

Con quale spirito sta vivendo la sua candidatura?
«Con molto entusiasmo. Nella mia vita ho combattuto molte battaglie, sempre complicate e difficili, come quando mi occupavo di bambini emofilici, o dei pazienti con la trombosi, o quando ho fondato l'associazione per la lotta alla trombosi. Ciò che mi anima, al fondo di tutto, è lo spirito di servizio. Questa è l'occasione: adesso, o mai più».

Perché sostenere Monti?
«Bisogna credere in una persona diversa, lontana da tutte le logiche della politica».

Gianluigi Ravasio

© RIPRODUZIONE RISERVATA