«Ho scritto a Giorgio Napolitano 
ma la mia non è un'accusa»

«Ho scritto al presidente Napolitano perché volevo parlare a una persona nella quale ho la massima fiducia, come fosse un padre». Sono le parole di Maura Gambirasio, la mamma di Yara: per la prima volta ha rilasciato una dichiarazione, in esclusiva a L'Eco.

«Ho scritto al presidente Napolitano perché volevo parlare a una persona nella quale ho la massima fiducia, come fosse un padre». Sono le parole di Maura Gambirasio, la mamma di Yara: per la prima volta, dopo quasi due anni, ha rilasciato una dichiarazione, in esclusiva a L'Eco di Bergamo.

Sorpresa perché la lettera è diventata di dominio pubblico, Maura Gambirasio ha precisato che la sua non voleva essere un'accusa, ma di aver chiesto solo di essere maggiormente coinvolta.

Sulla vicenda il procuratore generale di Brescia, Papalia, ha confermato che non nessuna notizia sulle indagini è stata nascosta alla famiglia: è stato comunicato tutto quello che si poteva.

Il sindaco: qualcuno dovrà spiegare
«Cosa è successo quel giorno a Brembate? Qualcuno ce lo dovrà dire». È il commento del sindaco Diego Locatelli alla notizia della lettera scritta dalla madre di Yara Gambirasio al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per lamentare l'assenza di risultati e le piste nulle dell'inchiesta.

«Una cosa è la fiducia, dei cittadini come della famiglia, che non è mai venuta meno, un'altra è produrre delle risposte - ha detto il sindaco, che già in passato aveva con forza auspicato che venisse chiarito l'accaduto -. Ringraziamo tutti per il lavoro svolto, ma è legittimo chiedere risposte, capire dove si è sbagliato e dove si sono fatti dei passi avanti, capire se le risorse spese sono state bene o male indirizzate».

«Non chiediamo giustizia e non abbiamo rabbia - precisa - ma è ovvio che chi era a capo delle attività renda conto, bisogna capire cosa non ha funzionato, se il caso è chiuso o se si può ancora arrivare alla verità. Non sapevo della lettera, ma possibile che bisogna sempre fare appelli? Ognuno faccia il proprio dovere e se qualcuno ha sbagliato ci sono quelli preposti a valutare». «Non credo che la famiglia - di cui il sindaco è sempre stato uno dei principali interlocutori - abbia cambiato comportamento. Comunque rispetto a quanto chiesto nella lettera non può che trovarmi d'accordo».

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