La grande città attorno alla città
L'EcoLab riparte dall'hinterland

L'hinterland è una città che circonda la città: sarà al centro – da lunedì – del secondo tema de L'EcoLab. Un viaggio e un confronto sotto diverse prospettive, con un filo conduttore: «la città che cambia». Commenta sul blog del L'EcoLab

Una città, tante città. Che cambiano, nella forma urbana ed architettonica e soprattutto nella sostanza. Intesa come modo di vivere, di relazionarsi agli spazi e intendere i (nuovi) rapporti tra il capoluogo e i paesi confinanti. Quelli che vengono indicati con il termine hinterland: parola tedesca che indica una vera e propria cintura urbana.

Una città che circonda la città tradizionalmente intesa, al centro – da lunedì – del secondo tema de L'Eco Lab. Un viaggio e un confronto sotto diverse prospettive, con un filo conduttore: «la città che cambia», perché in questi anni molto è davvero mutato. Prova ne è l'emorragia di abitanti che Bergamo ha registrato per anni. Un trend negativo invertito solo recentemente, ma solo per l'aumento esponenziale dei nuovi cittadini: quegli stranieri che ormai hanno superato il 16 per cento della popolazione.

Parallelamente, la bolla immobiliare degli anni passati ha portato ad un aumento dei prezzi delle case nel capoluogo. Un fattore dalle molteplici conseguenze: su tutte, l'abbandono da parte delle classi giovani e produttive della città e il loro spostamento in quell'hinterland cresciuto in doppia cifra negli ultimi anni, grazie ad un'edilizia di qualità e a buon mercato. Da Seriate ad Azzano San Paolo, passando per Treviolo e Stezzano, solo per fare qualche esempio.

Fenomeni che gli strumenti urbanistici hanno saputo leggere solo in parte: per molto tempo si è dibattuto sul fatto che l'edilizia convenzionata potesse favorire il ritorno del capoluogo dei giovani, ma alla prova dei fatti molti dei nuovi insediamenti realizzati in questi anni a Bergamo sono rimasti desolatamente vuoti. Si parla di migliaia di appartamenti, e parallelamente di migliaia di metri quadri consumati per costruire nuove case. Spesso dalle linee architettoniche contestate, capaci di suscitare le proteste di interi quartieri: e anche di determinare l'esito di contese elettorali.

Il secondo modulo de L'Eco Lab si muove proprio a cavallo di questi temi: dalle previsioni degli strumenti pianificatori ad una realtà che cambia molto più velocemente di qualsiasi intenzione. Del resto la città disegnata dai precedenti Piani regolatori (antesignani dell'odierno Pgt) è rimasta sostanzialmente sulla carta: dal futuristico Astengo-Dodi al più recente (relativamente, stiamo parlando della prima metà degli anni '90) Secchi-Gandolfi. La città si è sviluppata a colpi di varianti, spesso con scelte più dettate dalle convenienze – e dagli interessi – del momento che da una reale pianificazione. E in tal senso, la vicenda dell'ospedale (vecchio e nuovo) è emblematica.

Il risultato di questo sviluppo più nei fatti che pianificato è una città molto estesa dei suoi confini: quella Grande Bergamo che da tempo si vorrebbe gestire in modo diverso, sul sottile equilibrio di un'unitarietà da un lato e del rispetto delle peculiarità locali ed amministrative dall'altro. Una situazione che porta con sé la realtà di un capoluogo con sempre più anziani e stranieri, quindi debole dal punto di vista sociale e tributario.

Ma obbligato per sua definizione a fornire servizi su una scala ben più ampia dei propri confini. E a sopportare ogni giorno il via vai in ingresso ed uscita di ben 95 mila auto. Due considerazioni, quelle sulle mobilità e i servizi, che ben fan capire il senso unitario de L'Eco Lab, considerato che sono il primo e il terzo modulo di questo progetto.

In questo mese di febbraio parleremo di tutto questo, gettando uno sguardo dentro e fuori i confini del capoluogo, in una visione più unitaria e dinamica possibile e cercando anche utili e interessanti paragoni con l'estero. Parleremo delle dinamiche demografiche e dei rapporti tra città e hinterland, delle previsioni urbanistiche e dei grandi buchi neri di Bergamo.

E qui la lista si fa corposa: da Porta Sud ai grandi contenitori storici, come la caserma Montelungo, Astino, il vecchio ospedale, il Centro servizi, solo per citare alcuni esempi. Ferite storiche nel cuore della città, ma anche occasioni di rilancio e di ripensamento degli spazi urbani. In una realtà che ha sempre meno territorio da consumare, nel mezzo di una crisi che incide anche sui contenuti da mettere nei contenitori. Ma comunque con tanta voglia di guardare al futuro. Una nuova pagina bianca da scrivere ne L'EcoLab.

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Dino Nikpalj

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