Grossi: «I liberali con Ambrosoli»
Orlando :«Non siamo oltranzisti»

Il vero cambiamento politico può essere garantito solo da chi non è responsabile dei fallimenti di questi ultimi 20 anni. Valter Grossi, tra i fondatori dell'Associazione per la Democrazia Liberale, presieduta a livello nazionale da Valerio Zanone e che raggruppa esponenti della cultura liberale in opposizione a Berlusconi, interviene nel dibattito elettorale. Una situazione fluida con tante variabili in campo.

«La fin troppo articolata geografia politica non offre più da tempo un'opzione autenticamente laica, liberale ed europeista. Per questo ormai da tempo persone come me sono costrette a scelte diciamo non ottimali. Per Camera e Senato l'orientamento è per le liste di Monti: vaincoraggiato e sostenuto il suo tentativo di riunire i riformatori. È una sfida molto difficile, che però vale la pena di essere tentata. Si tratta di metterci alle spalle lo sciatto bipolarismo muscolare di questi vent'anni, cercando di recuperare il ritardo accumulato sulle riforme, resosi insopportabile, in particolare per le nuove generazioni».

Cosa la convince della proposta di Monti?
«La volontà di rendere più efficace e meno invadente la presenza dello
Stato, ripristinando il principio di unità nazionale nella nuova dimensione europea. Per fare questo l'Italia deve superare l'anomalia del populismo berlusconiano, con tutta la spazzatura politica che vi si è consolidata a contorno, senza cadere sotto la stanca egemonia di una sinistra purtroppo incapace di promuovere concreti cambiamenti. Certo, anche nell'iniziativa di Monti vedo aspetti controversi come l'idea di aderire al Ppe e certe posizioni sui diritti civili non propriamente liberali, ma mi auguro vi siano in futuro margini correttivi».

Sul versante delle proposte liberali c'è anche la lista "Fare per fermare il declino" di Oscar Giannino.
«Stimo l'intelligenza e le qualità umane di Giannino. Nei suoi confronti abbiamo un'affinità elettiva che deriva dalle comuni radici liberaldemocratiche (Giannino è stato segretario nazionale dei giovani del Pri), ma non ne condivido l'attuale linea oltranzista. Posso perdonargli l'aver ceduto per qualche periodo alle sirene berlusconiane,ma non condivido il fatto che per ragioni di consenso si possa costruire un'offerta politica fondata esclusivamente sui temi legati all'emergenza economica e all'eccessiva fiscalità, trascurando altri argomenti centrali come la costruzione dell'Europa politica e la difesa della laicità dello Stato».

E come vede, da liberale, la situazione in Lombardia?
«L'orientamento è per Ambrosoli e non per Albertini, che pure ha ricevuto l'endorsement di Monti: l'ex sindaco di Milano non rappresenta una sufficiente discontinuità con il blocco politico-affaristico che ha governato per tre lustri la Lombardia. Con Ambrosoli si può anche tentare di arrestare la deriva leghista, con tutto il suo pericoloso portato localista e antinazionale. Del resto con Ambrosoli ci sono energie liberal da valorizzare, in quanto esprimono qualcosa di più fresco del tardivo neolaburismo prevalente nel Pd, alla cui formazione ho pure contribuito. C'è bisogno di un nuovo inizio e solo chi non è responsabile del fallimento degli ultimi vent'anni è in grado di farci cambiare pagina».

Gianluigi Ravasio

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Gentilissimo Direttore,
la ringrazio per avermi concesso questo chiarimento in merito ad alcuni riferimenti alla linea politica del partito Fare per Fermare il Declino e al suo leader nazionale Oscar Giannino emersi in un' intervista ad un esponente di un'Associazione Culturale Liberale e apparsi sul vostro giornale in data 1 Febbraio. Colgo l'occasione in qualità di candidato al Consiglio della Regione Lombardia di fornire, anche a beneficio del rappresentante della suddetta Associazione Culturale che ieri parlava dalle colonne del vostro giornale, la linea politica del nostro Partito e delle cose che intendiamo Fare a livello nazionale e Regionale.

Allo scopo di sgombrare il campo da alcuni equivoci, premetto che il sottoscritto come la quasi totalità delle candidature del nostro partito a livello nazionale e regionale non ha esperienze politiche pregresse né ruoli o incarichi in amministrazioni pubbliche, fatta eccezione per alcuni candidati che hanno in passato avuto esperienze in liste indipendenti e civiche. Questa premessa è fondamentale per comprendere la differenza di lessico e di impostazione dei programmi e dei piani politici del nostro partito e dei nostri candidati rispetto ai partiti esistenti e ai candidati di lungo corso che sono transitati in nuove formazioni, apparentemente innovative.

Detto ciò ribadisco che al nostro interno sono presenti istanze delle professioni, del pubblico impiego, dei lavoratori dell'istruzione e della cultura, della vera piccola, media impresa e artigiani. Quel mondo del lavoro che sta dando lacrime e sangue da anni e non frequenta le assisi nazionali della Associazioni di Categoria e non ha partecipazioni azionarie in società miste pubblico - privato che vivono di tariffe imposte, operando in regime di oligopolio quando non di monopolio. Sono le  aziende dove lavorano come dipendenti, manager, operai cittadini che non hanno  la possibilità di beneficiare di ammortizzatori sociali come quelli che hanno garantito la grande industria italiana e che recentemente hanno ricevuto il "conforto" di quel Monti che nell'intervista di ieri del rappresentante della suddetta Associazione, viene individuato come il possibile unico leader politico dei liberali di questo paese.

Mi rincresce affermare un'ovvietà imbarazzante per l'intelligenza dei suoi lettori e dell'intervistato di ieri: perché i partiti di Monti, di Bersani, di Berlusconi (perché qui dentro si definiscono tutti a favore del lavoro e del libero mercato),  non c'è stata una mobilitazione eclatante per le centinaia e migliaia di piccole e medie aziende e dei loro lavoratori che costituiscono l'ossatura, ormai fratturata quasi irrimediabilmente di questo Paese?

Perché si continua ad ignorare l'emergenza dei temi di politica economica che noi di FARE prima come movimento, e ora come partito stiamo urlando come necessari per frenare il collasso del sistema? Perché irresponsabilmente i politici di classe, e anche il signore dell'Associazione di ieri, continuano ad "distrarre" gli italiani dal dramma collettivo a cui ci stiamo affacciando, invocando temi europeisti, di etica e di morale? Perché di fronte allo scandalo delle consorterie che governano banche e amministrazioni pubbliche dove si gestiscono i risparmi e i soldi dei contribuenti si nega l'evidente amorale gestione opaca quando non criminale, volgendo lo sguardo altrove e distraendo gli italiani?

La nostra linea è semplice, invochiamo un intervento drastico sui temi di politica economica, con gli obiettivi di: ridurre la spesa pubblica (che non significa licenziare i dipendenti pubblici ma forse alcuni altissimi dirigenti e gli apparati ad essi collegati che impediscono qualsiasi reale cambiamento in difesa di enormi e incalcolabili interessi economici e di potere. E sicuramente introdurre meccanismi di delibera e approvazione di spese e costi in linea con le logiche dell'efficienza e dell'efficacia e non dell'affarismo); liberare risorse per ridurre l'indecoroso e insopportabile peso fiscale sugli individui e sulle imprese, cosi da dare fiato al paese stremato da venti e più anni di politica e affarismo che ha distorto i principi base dell'etica del lavoro e del vivere civile. Ovviamente tutto ciò per garantirci una continuità nel disegno europeista vero e autentico non quello dei burocrati a cui i Prodi e i Monti di turno ci hanno abituati.

Solo dopo aver vinto questa battaglia della salvezza contro il tempo potremmo affrontare i temi alti della politica, della sociologia, e della libera scelta, altrimenti sarà homo homini lupus e buonanotte ai suonatori.
Questa è la nostra linea, non si tratta di oltranzismo, come qualcuno accusa a vanvera, ma intima e sentita coerenza con un ragionamento che parte dalla lucida constatazione del fallimento delle politiche adottate da questo paese nel tempo. Se non  ci raccontiamo questa verità, gli italiani continueranno ad essere blanditi da personaggi indegni di rappresentarli, non perché hanno comprato in nota spesa qualche caramella ma perché hanno dimostrato di aver portato al collasso il sistema.

Per cui, carissimo esponente dell'Associazione Culturale dei Liberali che ieri parlavi da queste colonne, non so dirti se tu sei un liberale e io no, e in fondo in questo momento storico questa è un'inutile argomentazione, sono però convinto che io sto combattendo e intendo farlo sino all'ultima stilla della mia energia, insieme agli altri miei amici di FARE, per ridare a me stesso e al Paese un percorso per ritornare a credere in un futuro democratico e di libertà uscendo dallo stato di sudditanza a cui ci siamo abituati come nel peggiore incubo orwelliano.

Salvatore Orlando
Candidato al Consiglio Regionale per Fare per Fermare il Declino

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