Nuovo Ospedale Papa Giovanni
Troppe ditte muoiono di credito

Si stanno spegnendo troppo velocemente i riflettori sulle tante aziende che hanno lavorato al nuovo Ospedale e che sono finite in difficoltà, quando non fallite. È un caso emblematico di come sempre più spesso aziende possano, in Italia, morire di credito.

Si stanno spegnendo troppo velocemente i riflettori sulle tante aziende che hanno lavorato al nuovo Ospedale e che sono finite in difficoltà, quando non fallite. È un caso emblematico di come sempre più spesso aziende possano, in Italia, morire di credito. E la Pubblica amministrazione ha pesanti responsabilità: vogliamo che emergano.

Lo dice Salvatore Orlando, liquidatore della Nob, Nuovo ospedale Bergamo, la scarl, società consortile a responsabilità limitata, costituita all'interno dell'Ati, associazione temporanea d'impresa che si è assicurata l'appalto principale per il nuovo ospedale.

Nella Nob era capofila la Busi impianti spa di Bologna (fallita nel luglio 2012), seguita da Dec di Bari (ora in concordato preventivo) e Termigas di Bergamo (unica azienda dell'Ati rimasta sana con la chiusura del cantiere, subentrata alle due, ma ora con crediti sia dalla Nob sia dall'Azienda ospedaliera in questo caso per diversi milioni di euro): la consortile era in sostanza la società che eseguiva i lavori per il settore dell'impiantistica.

Una consortile che oggi, evidenzia il liquidatore Salvatore Orlando (candidato alle Regionali per Bergamo nella compagine di Oscar Giannino, Fare per Fermare il declino), si ritrova con 133 ditte fornitrici non pagate per circa 7 milioni di euro.

«In questi mesi - dice Orlando - ho toccato con mano la disperazione di molte ditte, tante hanno lavorato dando 100, anche 110, e ora rischiano di prendere 5, se sono fortunate». La Nob è ora in liquidazione, l'assemblea dei creditori è fissata per il 23 marzo e l'accordo prevederebbe un pagamento del 15% delle spettanze.

Tutto su L'Eco di Bergamo del 6 febbraio

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