L'accusa della Filca-Cisl:
«Ospedale, la nostra vergogna»

«Risorse sperperate nel Nuovo Ospedale: nessuno pagherà per questo disastro. Qui troviamo la sintesi di quanto di peggio, sindacalmente parlando, ci è toccato vedere in questi anni. Gabriele Mazzoleni, al congresso della Filca, non risparmia critiche.

«Risorse sperperate nel Nuovo Ospedale di Bergamo: nessuno pagherà per questo disastro grazie al solito vergognoso rimpallo delle responsabilità. In questa vicenda troviamo la sintesi di quanto di peggio, sindacalmente parlando, ci è toccato vedere in questi anni. Tutti hanno pagato un prezzo altissimo: imprese fallite, lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, cittadini che si sentono beffati dall'uso sconsiderato di risorse pubbliche. Ma c'è anche un costo che pesa come un macigno su tutta la collettività: quante scuole e quanto territorio avremmo potuto mettere in sicurezza, quante strade avremmo potuto sistemare con le risorse sperperate a causa del raddoppio dei costi dell'opera? È nostro dovere denunciare gli errori e mettere in evidenza l'inadeguatezza dimostrata da chi deve programmare, decidere, controllare. A partire dalla centralità della tutela dei lavoratori, dobbiamo essere parte attiva affinché chi opera nell'edilizia ai vari livelli, dalla programmazione all'esecuzione e al controllo delle opere, si ponga al servizio della collettività». Il congresso della Filca, che apre la stagione congressuale della Cisl di Bergamo, apre senza mezzi termini.

Gabriele Mazzoleni, nella sua relazione introduttiva ai lavori, non risparmia critiche al simbolo dell'intervento pubblico degli ultimi anni. Ma non dimentica nemmeno di sottolineare quanto recentemente abbia segnato indelebilmente il settore delle costruzioni in provincia di Bergamo: il caso Locatelli, i 9000 posti persi in edilizia, le infiltrazioni malavitose che hanno fatto cadere il velo dell'ingenuità. Ma è naturalmente dalla crisi e dalla possibilità di trovare una soluzione il più possibile vicina che «sarà opportuno siano riformate urgentemente le modalità di applicazione del “patto di stabilità” per le istituzioni pubbliche: l'attuale rigidità sta provocando danni gravi e irreversibili sugli equilibri finanziari di quelle imprese che hanno lavorato per la Pubblica Amministrazione e che non riescono ad incassare i crediti».

L'impegno dell'edilizia, della «buona edilizia», come la chiama Mazzoleni, «deve essere quello di creare valore, di combattere la speculazione, di arricchire la città, i quartieri e tutti i luoghi di aggregazione per i cittadini, rendendoli accoglienti, comodi, vivibili e a misura d'uomo. Dobbiamo fare in modo che all'edilizia non si associ automaticamente l'idea di consumo di suolo e di costruzione di “ecomostri”, ma va rilanciato quel pensiero nato e sviluppato nel nostro Paese che recupera i valori dell'ambiente, del paesaggio e della crescita armoniosa e consapevole delle città e dell'abitare in un luogo unico al mondo per bellezza e ricchezza di storia».

Secondo Mazzoleni «occorre passare a un'edilizia che guarda con rinnovata attenzione alle condizioni di chi ci lavora, al miglioramento della vita della collettività, al risparmio energetico, al rispetto degli equilibri necessari per preservare un territorio e un paesaggio unico come quello italiano».

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