«Ditta mafiosa», ma non è vero
Intanto però l'appalto va in fumo

Un'informativa della prefettura di Bergamo, che seminava dubbi di mafiosità, a novembre era costata la bocciatura a una ditta umbra desiderosa di partecipare ai lavori per la Brebemi. Ma il Tar ha dato ragione ai ricorrenti.

Un'informativa della prefettura di Bergamo, che seminava dubbi di mafiosità, a novembre era costata la bocciatura a una ditta umbra desiderosa di partecipare ai lavori per la Brebemi. Nei giorni scorsi s'è invece saputo che l'azienda, la Colabeton spa di Gubbio, è inserita nella «white list» dell'Expo milanese e che dunque ha superato tutti i controlli risultando al di sopra di ogni sospetto quanto a possibili contiguità con le organizzazioni criminali.

Tutto a posto, insomma, non fosse che la ditta ha perso l'appalto, assegnato a una concorrente. La vicenda riguarda il tratto cassanese della Brebemi, la cui realizzazione è affidata alla Cavalleri Ottavio spa di Dalmine e alla De Sanctis spa. La Colabeton, 400 dipendenti e 130 impianti in tutta Italia, si offre per la fornitura di calcestruzzo preconfezionato. Il contratto potrebbe andare in porto, ma i controlli sulla Brebemi, così come per tutte le grandi opere, sono rigidi.

Il consorzio Bbm, il general contractor, chiede un certificato alla prefettura. Da via Tasso arriva una nota contenente un'informativa antimafia atipica. Che cos'è un'informativa atipica? È una relazione in cui sono elencati indizi «ma non così gravi, precisi e concordanti da far maturare il convincimento circa la reale sussistenza del pericolo di infiltrazione mafiosa». Insomma, sospetti labili, tanto che la loro valutazione - a differenza delle informative tipiche, in cui è la stessa prefettura ad agire direttamente - «viene rimessa all'amministrazione richiedente (in questo caso Bbm, ndr) per l'eventuale adozione di provvedimenti ostativi o risolutori al sorgere o alla prosecuzione di rapporti con l'impresa sospetta».

Il consorzio non se la sente di rischiare e opta per la bocciatura. L'appalto finisce così a un concorrente. Ma la Colabeton non si rassegna e ricorre al Tar. Il Tar di Brescia accoglie le richieste. Beffa nella beffa, dal 13 febbraio le informative atipiche saranno soppresse.

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