«Giudizi falsi e siti usati per ricattare»
Scatta la rivolta degli albergatori

Cresce la protesta degli albergatori italiani - bergamaschi compresi - contro i social network dispensatori di giudizi sugli hotel. All'allarme lanciato da Federalberghi di Veneto e Piemonte si accodano ora i romani.

Cresce la protesta degli albergatori italiani - bergamaschi compresi - contro i social network dispensatori di giudizi sugli hotel. All'allarme lanciato da Federalberghi di Veneto e Piemonte si accodano ora i romani che denunciano come in molti casi le recensioni postate sul web siano false e addirittura utilizzate a fini ricattatori.

«Il comportamento illegale di chi, dietro compenso di cifre consistenti, commissiona a perfetti sconosciuti la stesura di articoli on line riportanti giudizi falsi su alberghi e strutture ricettive, è solo un esempio di quanto possa essere dannosa una simile pratica. Una vera e propria truffa», dichiara il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli. Tra i siti nel mirino degli albergatori c'è TripAdvisor, che consente recensioni anonime, quindi non verificabili. Il portale americano si difende e fa sapere che «i tentativi volti a manipolare il posizionamento di un'azienda nelle classifiche attraverso l'invio di recensioni false sono assolutamente contrari alle nostre politiche».

E avverte che c'è «un team internazionale di specialisti che si occupa di garantire l'autenticità delle nostre recensioni 24 ore su 24 e 365 giorni all'anno». «In effetti TripAdvisor permette di postare giudizi anche senza essere stati ospiti dell'albergo giudicato – dice Giovanni Zambonelli, presidente Federalberghi Bergamo – e questo fa il gioco di colleghi invidiosi o di persone che vogliono denigrare. È vero che l'albergatore o il ristoratore che si sente danneggiato può rivolgersi al sito per essere tutelato, intanto, però, il danno è fatto. Va detto che le recensioni sono ampiamente soggettive e vanno prese con le dovute precauzioni, ma per noi albergatori fare a meno dei social network è diventato impossibile – conclude Zambonelli –. Sarebbe come rinunciare al telefono o all'energia elettrica».

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