Crespi, un vero gioiello
Una spinta per farlo ripartire

«Non mancava niente: c'era la piscina, il nido per le mamme che lavoravano. Un paese concepito perché si potesse nascere e vivere». Parla al passato, l'ottantenne decisamente arzillo incontrato a passeggio per Crespi d'Adda.Ora serve una spinta.

«Non mancava niente: c'era la piscina, il nido per le mamme che lavoravano. Un paese concepito perché si potesse nascere e vivere qui, tra lavoro e riposo». Parla al passato, l'ottantenne decisamente arzillo incontrato a passeggio per Crespi d'Adda.

Perché oggi il villaggio attraversa una pericolosa fase da «bell'addormentato»: dall'opificio, suo cuore pulsante, da anni tristemente chiuso e a rischio degrado (vedere pure alla voce vetri rotti e visite dei ladri), all'ultima botta di fine 2012, con la chiusura dell'ultracentenario ufficio postale.

Così, parlando con chi il villaggio lo vive «dall'interno», il messaggio che arriva è univoco: serve un nuovo slancio, per evitare l'abbandono di un tesoro, valorizzare un patrimonio unico – riconosciuto pure dall'Unesco – e ridare vivacità al piccolo nucleo di circa 400 residenti.

I due fattori non sono separabili: Crespi non è un museo, ma un luogo vivo, e chi ci abita è una risorsa preziosa: molti hanno lavorato nel villaggio industriale, o sono discendenti di lavoratori, e raccontano (anche alle scolaresche che vengono in visita) una storia indissolubile da quella del luogo.

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