Elezioni, a Bergamo tutti i big
Qui in gioco Regione e Senato

Bergamo, se non caput mundi, almeno caposaldo della campagna elettorale? Dopo anni di periferia dell'impero (tanto, imposto un partito, i bergamaschi continuano a votarlo finché esiste) i big questa volta stanno sfilando tutti, un corteggiamento imprevisto e intenso.

Bergamo, se non caput mundi, almeno caposaldo della campagna elettorale? Dopo anni di periferia dell'impero (tanto, imposto un partito, i bergamaschi continuano a votarlo finché esiste) i big questa volta stanno sfilando tutti, un corteggiamento imprevisto e intenso.

Pesa la dote di voti o ci sono idee da intercettare? «Siamo un doppio Ohio», dice Stefano Cofini del Centro Studi di Confindustria Bergamo. Per questo i politici sfilano a Bergamo in quantità e calibro insoliti: «Non è Bergamo in quanto tale a contare - osserva -, è la Lombardia. E poi il Senato. Il risultato si gioca in pochi posti e Bergamo è uno di quei posti. Se vince la Lega e va in porto la macroregione del nord, quasi il 30% della popolazione e il 40% del pil, è chiaro che ci sono riflessi sugli equilibri nazionali».

Bergamo è poi terra allergica all'astensionismo: si andrà a votar e anche questa volta, di offerta ce n'è tanta ma per una certa omogeneità dei programmi («tutti vanno sulla luna e nessuno spiega perché e come il suo modo d'andarci è diverso») i leader sono costretti a metterci almeno la faccia, «in una campagna che tutto sommato è meno televisiva e più di pelle, anche per questioni di budget».

Anche per il giuslavorista Michele Tiraboschi l'attenzione concentrata su Bergamo dipende dal fattore matematico: è una provincia cruciale per il voto in Lombardia, sia per il futuro della Regione, sia per gli effetti sulle votazioni al Senato. «Si tratta della provincia più popolosa e importante dal punto di vista economico dopo Milano e insieme a Brescia. Logico che qui si giochino i big. Inoltre, dopo l'ondata di scandali che ha coinvolto i partiti maggiori e la nascita di liste che sono alternative anche nel modo di proporsi all'elettorato, i partiti tradizionali e i loro leader hanno dovuto tornare sul territorio, a contatto con la gente. Infine, per Bergamo includerei anche l'effetto Bombassei: un grande imprenditore che si candida, attira l'attenzione».

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