Yara e la pista del dna: uno scrupolo
A breve riesumata la salma dell'autista

C'è una svolta significativa nelle indagini sulla morte di Yara Gambirasio. Gli inquirenti mantengono il riserbo massimo, ma è trapelata la notizia che la procura ha deciso di procedere alla riesumazione della salma di Giuseppe Guerinoni, l'autista di pullman deceduto nel 1999.

C'è una svolta significativa nelle indagini sulla morte di Yara Gambirasio. Gli inquirenti mantengono il riserbo massimo, ma è trapelata la notizia che la procura ha deciso di procedere alla riesumazione della salma di Giuseppe Guerinoni, l'autista di pullman deceduto nel 1999 e sepolto nel cimitero di Gorno, ritenuto - in base ad analisi scientifiche - il possibile padre biologico della persona ignota di sesso maschile che ha lasciato tracce del suo dna sul corpo della vittima.

Non è stata ancora stabilita una data per l'operazione, che però avverrà probabilmente a breve, dato che il 25 febbraio scade il termine delle indagini preliminari. Si sa solo che a condurla, come consulente del pm Letizia Ruggeri, sarà nuovamente l'équipe della professoressa Cristina Cattaneo, la nota antropologa forense dell'istituto di medicina legale di Milano, già autrice della perizia autoptica sul cadavere di Yara.

Il feretro verrà portato nei laboratori, dove gli esperti preleveranno campioni di tessuti (sembra in particolare dalle tibie). Poi, il materiale biologico verrà affidato ad un istituto specializzato, per l'estrazione del dna. Si tratta di un accertamento irripetibile e, pertanto, anche la parte offesa (la famiglia di Yara) potrà partecipare in contraddittorio con un proprio consulente.

Gli esperti della polizia scientifica e dell'Università di Roma Tor Vergata, nei mesi scorsi, si erano detti più volte convinti delle loro conclusioni: comparando il dna del defunto (estrapolato da una vecchia marca da bollo sulla sua patente e da un francobollo) con quello ignoto scoperto sul corpo di Yara, avevano stabilito una presunta relazione padre-figlio. Figlio per forza di cose illegittimo, dato che i figli maschi riconosciuti di Guerinoni, sottoposti al test, sono risultati avere un dna diverso da quello ignoto.

Di qui la cosiddetta pista del figlio illegittimo: gli inquirenti si sono buttati a capofitto in una lunga e difficile caccia a un presunto figlio naturale di Guerinoni, non riconosciuto, prelevando il dna a mezza Valle del Riso e scartabellando negli uffici anagrafe di molti paesi bergamaschi, alla ricerca di ragazze madri e «figli di Nn». Un'indagine che, tuttavia, non ha portato frutti.

Il pm Letizia Ruggeri, nei mesi scorsi, non aveva mai ritenuto indispensabile la riesumazione del corpo di Guerinoni, sulla scorta del parere dei propri consulenti, che ritenevano il materiale biologico (saliva) estrapolato dai francobolli di Guerinoni più che sufficiente a suffragare le loro conclusioni, date per affidabili con una percentuale altissima.

Bocche cucite sulle ragioni che hanno indotto, ora, la procura a cambiare idea. Ambienti vicini agli inquirenti fanno capire che si tratterebbe di un puro scrupolo: con l'approssimarsi della scadenza dei termini per le indagini preliminari, si vuole ottenere la certezza assoluta e inattaccabile che la pista imboccata dall'inchiesta sia stata quella giusta e che sia stato fatto tutto quanto era possibile fare per approfondirla.

Va però ricordato che a chiedere la riesumazione del defunto di Gorno era stato, mesi fa, il genetista forense Giorgio Portera, ex tenente dei Ris di Parma e ora consulente della famiglia Gambirasio. «Non ci sono elementi sufficienti per affermare con sicurezza che quell'uomo sia il padre biologico di chi ha lasciato le tracce su Yara – aveva scritto in una relazione depositata in procura parecchi mesi fa – soltanto la riesumazione del corpo potrebbe fare definitivamente chiarezza». Alcuni familiari di Guerinoni, intervistati in passato dai media, non si erano detti contrari a questo passo, pur doloroso, purché fosse servito a fare chiarezza, allontanare ogni sospetto o diceria dalla loro rispettabile famiglia.

Non è però neppure escluso - sebbene nessuno confermi - che un ruolo in questa decisione della procura l'abbia giocato anche la lettera scritta recentemente dalla mamma di Yara, Maura Panarese, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Nella missiva mamma Maura lamentava scarsa attenzione da parte degli inquirenti alle richieste avanzate dalla parte offesa (fra cui, appunto, quella di riesumare il defunto di Gorno). Dopo questa lettera il Quirinale ha chiesto una verifica da parte della procura generale di Brescia, che a sua volta ha interpellato quella orobica. Che la decisione sia dunque scaturita da un confronto ai massimi livelli?

Difficilmente si saprà. Quello che si potrà ora sapere con sicurezza è se la pista di Gorno, su cui si sono concentrati per quasi un anno gli inquirenti con profusione di energie, uomini e mezzi tecnici, sia davvero quella giusta.

Vittorio Attanà

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