«Maltrattamenti sulla figlia»
In libertà dopo tre mesi di carcere

Sono tornati in libertà dopo tre mesi di carcerazione i due coniugi originari del Togo e residenti a Casazza, che ai primi di dicembre del 2012 erano finiti in manette con le accuse di maltrattamenti nei confronti della figlioletta di appena sei anni.

Sono tornati in libertà dopo tre mesi di carcerazione i due coniugi originari del Togo e residenti a Casazza, di 32 anni lei e 34 anni lui, che ai primi di dicembre del 2012 erano finiti in manette con le accuse di maltrattamenti nei confronti della figlioletta di appena sei anni e resistenza a pubblico ufficiale: lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Giovanni Petillo, accogliendo la richiesta avanzata dal difensore della coppia, l'avvocato Marco Cortinovis.

In sostanza il difensore, trascorsi tre mesi in custodia in carcere da parte dei due, ha evidenziato al giudice come non ci fosse più un pericolo di reiterazione del fatto, dato che la bimba, allontanata dai genitori al momento del loro arresto, era stata affidata a una famiglia in una località tenuta nascosta ai due.

Nel frattempo la Procura ha chiuso l'inchiesta nei loro confronti e ne ha chiesto il rinvio a giudizio: la coppia comparirà in udienza preliminare il 28 marzo. L'intenzione è quella di procedere con il rito abbreviato, che in caso di condanna concede lo sconto di un terzo della pena, ma condizionato a sentire come teste il medico del pronto soccorso che in occasione dell'arresto aveva visitato la bambina e a disporre una perizia psichiatrica sul padre della bimba.

I due coniugi erano finiti in manette dopo che un vicino di casa aveva allertato i carabinieri sentendo urla provenire dalla casa a tarda sera: i militari, sfondata la porta, avevano trovato la bimba costretta in ginocchio davanti a un computer con le mani rivolte al soffitto, e i genitori avevano avuto una reazione violenta contro di loro (quattro i militari contusi). Il padre, in Italia da 10 anni, una volta arrestato era stato portato piantonato nel reparto di psichiatria, mentre la moglie, arrivata da poco tempo con la figlioletta in Italia, era stata portata subito in carcere: la bimba nel frattempo era stata portata in un luogo protetto.

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