Malpensata, il cuore sarà il parco
Lo dice Fink, paesaggista inglese

Il parco della Malpensata è alla ricerca della sua identità. Per farlo rivivere non basterà piazzare qualche panchina nuova o introdurre essenze profumate. È Peter Fink, paesaggista-creativo arrivato da Londra, a delineare l'iter per la riprogettazione.

Il parco della Malpensata è alla ricerca della sua identità. Per farlo rivivere non basterà piazzare qualche panchina nuova qua e là o introdurre essenze profumate. È Peter Fink, paesaggista-creativo arrivato direttamente da Londra, a delineare l'articolato iter per la riprogettazione del parco e ad individuare la missione del tavolo di lavoro istituito appositamente da Palafrizzoni: trovare lo spirito del parco, il suo «genius loci», come lo definiscono i tecnici, in modo che la gente se ne riappropri. 

Lunedì il primo dei tre incontri a cui parteciperanno con Fink le realtà del quartiere: l'associazione commercianti, il comitato di quartiere, la parrocchia, l'Albergo Popolare, l'Università di Bergamo, la cooperativa Solco Città Aperta, Fondazione Casa Amica e l'assessorato all'Ambiente e Opere del Verde di Palafrizzoni. Fink ieri ha gettato le basi per la ricostruzione del parco.

Il creativo londinese, che ha già visitato Bergamo lo scorso settembre in occasione di un workshop de «I maestri del paesaggio», ha fatto un sopralluogo tra le bancarelle del mercato, immergendosi nella tipica atmosfera da lunedì in Malpensata, tra profumi e colori locali ed etnici.

«Il mercato è una cosa positiva - spiega Fink -. L'anarchia ogni tanto ci vuole e il mercato è bello perché è di tutti. La questione è capire se questo è il posto giusto per farlo». Parlando del progetto, Fink non si sofferma troppo sui dettagli tecnici, l'area verde è vista come una parte che vive nel quartiere, che ha una sua «dimensione olistica», somma dei vari componenti che interagiscono tra loro: «La rinascita del parco è una grande opportunità per la città - afferma -. È fondamentale che si crei un cuore che batte nel parco, altrimenti il rischio è di un infarto».

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