È partita proprio da Vigolo
la maxi inchiesta sulle cosche

È partita proprio da Vigolo, e dalla vicenda di quell'ex colonia delle suore Orsoline di Gandino che doveva diventare una casa di cura, una delle prime e più importanti inchieste degli ultimi anni sull'infiltrazione della 'ndrangheta in Lombardia.

È partita proprio da Vigolo, e dalla vicenda di quell'ex colonia delle suore Orsoline di Gandino che doveva diventare una casa di cura, una delle prime e più importanti inchieste degli ultimi anni sull'infiltrazione della 'ndrangheta in Lombardia.

A raccontarlo sono le carte delle indagini che nei mesi scorsi hanno portato in carcere una banda di usurai, il cosiddetto «clan dei bergamaschi». E, soprattutto, un verbale con le parole dell'imprenditore Augusto Agostino, che era alla ricerca di soldi per realizzare la struttura sanitaria ed è finito nella morsa di una potente cosca calabrese.

Alla fine la sua impresa è fallita, spolpata per milioni di euro dai mafiosi, e lui è diventato un collaboratore di giustizia che vive sotto protezione, mentre a Vigolo non è rimasto che uno scheletro di cemento, un immenso ecomostro.

«Il tutto ebbe inizio nel marzo del 2007, quando avevo iniziato la realizzazione di una casa di riposo in Vigolo» ha esordito nel febbraio 2009 Agostino, ingegnere milanese di 53 anni e titolare di quella che era all'epoca una grande impresa immobiliare, la «Makeall spa». A raccogliere la sua testimonianza è stato il pm della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Mario Venditti, che ha coordinato le due inchieste con al centro la figura di un imprenditore, che faceva tanta gola alla 'ndrangheta: l'operazione «Bad boys», che ha sgominato una cosca radicata tra Milano e Varese, e la «Mentore» che, nel giugno 2012, ha portato in carcere per usura Dario Pandolfi, 61 anni di Palosco, e altri tre presunti «cravattari».

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