Il ricordo di don Giambattista Boffi:
«A Buenos Aires il Papa mi offrì caffè»

Il pensiero, mentre il mondo si emozionava davanti all'annuncio scandito dal balcone, sarà corso subito a quel caffè di qualche anno fa. Quello che don Giambattista Boffi ha bevuto a Buenos Aires con l'allora cardinal Bergoglio, ora Papa Francesco.

Il pensiero, mentre il mondo si emozionava davanti all'annuncio scandito dal balcone, sarà corso subito a quel caffè di qualche anno fa. Quello che don Giambattista Boffi, direttore dell'Ufficio missionario diocesano di Bergamo, ha bevuto a Buenos Aires con l'allora cardinal Bergoglio, ora Papa Francesco.

Don Boffi, per via del suo incarico, viaggia di frequente (ieri, per dire, è partito per la Costa d'Avorio). Quella volta, sette-otto anni fa, la meta era la Bolivia. Di passaggio, però, il sacerdote bergamasco si fermò a Buenos Aires per salutare alcuni parenti: due zii e una zia, infatti, vivono in Argentina.

«Stavo camminando per strada con mio cugino, padre Claudio Boffi della congregazione degli Scolopi, che è prete lì ? racconta don Giambattista ?. A un certo punto, per caso, abbiamo incontrato l'allora cardinale Bergoglio. Mio cugino lo conosceva, così ci siamo fermati e ci ha invitati a bere un caffè da lui». Preparato proprio con le sue mani, in un atteggiamento di grande ospitalità, e infatti a colpire don Boffi in quell'incontro era stata soprattutto «l'assoluta semplicità dell'uomo. Una persona normalissima, si muoveva per la città, conosceva le persone».

Tratti evidenziati tante volte, da tante parti, in queste ore. Sull'elezione del cardinal Bergoglio, il primo pensiero di don Boffi è che sia «molto interessante che l'America Latina esprima un Papa». Pensiero condiviso, da quelle terre «quasi alla fine del mondo», da padre Claudio, che oggi opera a Lujan, a una settantina di chilometri dalla capitale: «Sono veramente emozionato e felice, mi sono commosso nel sentir pronunciare il suo nome ? racconta ?. Significa molto per il popolo latinoamericano: abbiamo vissuto la fede come qualcosa che ci veniva da fuori, e oggi, con Francesco, siamo evangelizzatori del mondo intero. Il nostro Papa è una grande persona, non ha paura di nulla. Porta nel sangue il suo essere figlio dell'America e dell'Europa: una grande benedizione».

Padre Claudio ha conosciuto il nuovo Papa all'epoca in cui questi era un semplice religioso gesuita, a Cordoba: fu Bergoglio ad accompagnarlo nel ritiro per prepararsi all'ordinazione sacerdotale, nel '93. Qualche anno dopo, le strade si incontrano di nuovo, e l'aneddoto conferma la semplicità di un prelato che viaggia con i mezzi pubblici: «Una volta venne al nostro collegio, a Buenos Aires, per le Cresime, e non accettò che lo accompagnassimo in auto: viaggiava in metrò, con la gente».

Quella gente a cui, anche nell'ultima lettera inviata ai parroci in vista della Settimana Santa, invitava ad avvicinarsi, tenendo le porte aperte «non solo per accogliere, ma anche per uscire e celebrare, aiutando quelli che non si avvicinano».

Fausta Morandi

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