Studenti ancora sotto choc
E il pullman è mezzo vuoto

Il giorno dopo, forse, è ancora peggio. Quando la lucidità ritrovata inizia a mettere a fuoco le scene concitate: gli amici e i compagni di scuola che gridano, i finestrini che vanno in mille pezzi.
Il pullman nella scarpata: dì la tua con un SMS al 331-67.77.931

Il giorno dopo, forse, è ancora peggio. Quando la lucidità ritrovata inizia a mettere a fuoco le scene concitate: gli amici e i compagni di scuola che gridano, i finestrini che vanno in mille pezzi, la schiena e le braccia che fanno male, il sangue.

È stato un risveglio duro, mercoledì 20 marzo, per i 43 studenti valdimagnini coinvolti nell'incidente di martedì mattina, quando un pullman, il «loro» pullman, è scivolato sul ghiaccio, precipitando per dieci metri, sotto la curva della provinciale 14 tra Strozza e Capizzone. Feriti, ma salvi. Un miracolo.

Ieri, però, non se la sono sentita di far finta di niente, di riprendere le abitudini quotidiane. Troppo presto, ancora troppa la paura, troppo fresco il dolore alle spalle, alle braccia, al collo. Così sulla corsa Sab delle 6 - dove gli studenti pendolari si conoscono praticamente tutti - in pochi, ieri, sono saliti.

«Saremo stati una decina dei soliti 40. La maggior parte dei ragazzi di Fuipiano e Corna Imagna non c'erano; di Locatello eravamo solo in due. La parte in fondo dell'autobus era deserta. E chi c'era non aveva tanta voglia di parlare, ha preferito cercare di dormire».

A raccontare è Ginevra Gelfi, 17 anni, studia grafico multimediale al «Caniana» di Longuelo. Tutti i giorni si fa Locatello-Bergamo in bus. Martedì, quando il mezzo si è ribaltato, era in prima fila: «Ho visto la morte in faccia», dice. Appena in salvo ha scattato le immagini choc dell'incidente.

Oltre al sollievo per la tragedia fortunatamente solo sfiorata, però, in valle c'è anche molta rabbia. «Si poteva evitare?», è la domanda che tutti si fanno. E c'è chi dalle parole sta passando ai fatti. I genitori di uno degli studenti coinvolti stanno cercando di organizzare un comitato «di parenti o di persone direttamente interessate dall'episodio». L'obiettivo? «Richiedere alle competenti autorità un risarcimento e un riconoscimento delle proprie responsabilità». Nel mirino finisce la Provincia.

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su l'Eco di giovedì 21 marzo

© RIPRODUZIONE RISERVATA