Il no delle Poste per il diabete
«Schiaffo alla società civile»

Uno «schiaffo alla società civile»: così la Società italiana di diabetologia commenta la notizia del no all'assunzione alle Poste di un ragazzo di Calcinate. «Lo stigma e il pregiudizio, supportati da una buona dose di ignoranza, hanno ancora la meglio».

Uno «schiaffo alla società civile»: così la Società italiana di diabetologia (Sid) commenta la recente notizia del no all'assunzione alle Poste di un ragazzo di Calcinate. «Lo stigma e il pregiudizio, supportati da una buona dose di ignoranza, hanno ancora la meglio sulla ragione e sulla scienza», rileva la Sid in una nota.

Il presidente della società scientifica, Stefano Del Prato, rileva che l'episodio di Calcinate accade a più di 25 anni dalla pubblicazione della legge 115/87 a tutela della persona con diabete. «Duole e indigna, pertanto, leggere di tali ingiustificate, deprecabili discriminazioni», osserva Del Prato.

«È ormai scientificamente dimostrato - ha aggiunto - che la persona con diabete può, proprio grazie all'insulina e agli altri eventuali farmaci, svolgere qualsiasi attività. Tra le 250.000 persone con diabete di tipo 1 vi sono atleti, scalatori, ciclisti, calciatori professionisti, top manager, senatori e deputati della Repubblica».

Secondo Del Prato «le discriminazioni per lo stato di salute non sono diverse dalle discriminazioni per motivi di sesso, di razza, di lingua, di religione e di opinione politica. Sarebbe opportuno che chi ha preso questa infausta decisione venisse semplicemente rimandato alla lettura della nostra Costituzione che all'art. 3 recita: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese"».

La Sid, conclude la nota, esprime quindi «la massima solidarietà al giovane di Calcinate, deprecando tutti gli atteggiamenti discriminatori nel confronto delle persone con diabete indegni di un Paese Civile e evoluto».

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