Maltrattamenti sulla figlia di 6 anni
Casazza, genitori rinviati a giudizio

Sono stati rinviati a giudizio giovedì mattina, in udienza preliminare per maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale, i due coniugi del Togo, residenti a Casazza, finiti in manette e allontanati dalla figlioletta di 6 anni.

Sono stati rinviati a giudizio giovedì mattina, in udienza preliminare per maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale, i due coniugi del Togo, residenti a Casazza, 32 anni la moglie e 34 il marito, finiti in manette per questa causa ai primi di dicembre del 2012. Lo ha deciso il giudice Giovanni Petillo, fissando l'udienza di smistamento per loro al 20 dicembre di quest'anno.

I due coniugi erano stati scarcerati solo poche settimane fa, dopo circa tre mesi di reclusione in carcere. L'intenzione della difesa, in realtà, all'inizio era stata quella di chiedere di procedere con il rito abbreviato (cioè allo stato degli atti documentali, ma che in caso di condanna concede lo sconto di un terzo della pena), condizionato però a sentire come testimoni per chiarire alcuni dettagli i carabinieri di Casazza intervenuti la sera dell'arresto e il medico del pronto soccorso che, quella stessa sera, aveva visitato la figlia minorenne dei due, di 6 anni; in aggiunta il difensore chiedeva anche di valutare una perizia psichiatrica sul trentaquattrenne. Di fatto il gup ha respinto la richiesta, ritenendo troppi gli accertamenti chiesti per restare nell'ambito del rito abbreviato: a questo punto i testimoni e l'eventuale perizia verranno valutati a dibattimento.

A far finire in manette i due coniugi, era stata la richiesta di intervento fatta da un loro vicino di casa che, preoccupato dalle urla che provenivano dall'abitazione dei due a tarda sera, aveva chiamato i carabinieri di Casazza: i militari, dopo aver bussato più volte, si erano visti costretti a sfondare la porta dato che nessuno apriva e a fare irruzione. A quel punto aveva trovato la bambina costretta in ginocchio davanti al computer di casa, con la braccia rivolte verso l'alto, come in atteggiamento di preghiera. I genitori invece si erano rivoltati contro i carabinieri, tanto che quattro militari erano rimasti contusi (di qui l'accusa di resistenza). Per il trentaquattrenne, incensurato e in Italia da 10 anni, si erano subito aperte le porte del reparto di psichiatria dell'ospedale, dove era stato piantonato, mentre la moglie, arrivata da poco dal Togo con la bimba, era stata portata in carcere. Da quel giorno i due coniugi non hanno più visto la bambina, portata in un luogo protetto e poi affidata a una famiglia.

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