Effetto crisi sulle spese condominiali
E i conti salgono alle stelle

Luce, riscaldamento, manutenzione della facciata e pulizia delle scale. Con la crisi c'è chi non è più in grado di pagare le spese condominiali – ordinarie e straordinarie – e i conti salgono velocemente alle stelle.

Luce, riscaldamento, manutenzione della facciata e pulizia delle scale. Con la crisi c'è chi non è più in grado di pagare le spese condominiali – ordinarie e straordinarie – e i conti salgono velocemente alle stelle.

Tra i proprietari di casa più morosi, le fasce deboli, che normalmente vivono in appartamenti di fascia ugualmente bassa, spiegano gli esperti. Non solo immigrati, ma anche bergamaschi doc. «Rispetto a cinque anni fa il fenomeno dei mancati pagamenti si è sicuramente acuito – afferma Agostino Manzoni, presidente Anaci, Associazione nazionale amministratori condominiali –. Il fenomeno rispecchia le tre fasce del mercato (alta, media e bassa) e il problema riguarda le tre tipologie in modo proporzionato. Per la fascia più bassa, come per le case che possiamo chiamare popolari, è un vero disastro».

Ma gli edifici classificati nelle fasce basse non sono gli unici dove si verificano episodi di mancati pagamenti. Colpiti sempre di più dal fenomeno anche gli appartamenti che ospitano le sedi di società: «In questo momento bisogna prestare particolare attenzione agli immobili intestati a società – continua il presidente Anaci –. Molte società infatti stanno fallendo o sono in concordato fallimentare e il rischio è che le spese condominiali non vengano pagate». Protagonisti dei mancati pagamenti sono soprattutto persone che hanno perso il lavoro: «Nel mio gruppo di consulenza immobiliare ho qualche caso di passività, anche se seguo soprattutto le fasce medio alte, che iniziano a risentirne, benché in maniera più blanda – spiega Manzoni –. Su 500 mila euro di opere straordinarie, ci sono quattro proprietari che hanno un debito di 15 mila euro ciascuno. Ma in alcuni casi non si riesce a gestire la situazione. Ci sono grosse difficoltà sia per gli italiani che gli stranieri che perdono il lavoro. Si tratta di brave persone, ma si sa già che per i sei mesi successivi non potranno pagare neanche una lira».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 3 aprile

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