Dai parchi in rete
all'orto-terapia

Una città sempre più «green», in grado di integrare e migliorare il patrimonio del verde esistente con percorsi ad hoc, servizi innovativi e attrezzature ecosostenibili. Questa una delle prime indicazioni emerse dal blog de «L'Eco Lab». Commenta sul blog de L'EcoLab

Una città sempre più «green», in grado di integrare e migliorare il patrimonio del verde esistente con percorsi ad hoc, servizi innovativi e attrezzature ecosostenibili. Questa una delle prime indicazioni emerse dal blog de «L'Eco Lab» (il progetto attraverso il quale il nostro giornale vuole contribuire a immaginare e a costruire la Bergamo del futuro) riguardo al tema «La città verde».
Sono molti gli spunti proposti dai lettori, sollecitati da Nando Pagnoncelli, che nella discussione sul blog scrive: «Bergamo è una città mediamente verde, che potenzialmente potrebbe esserlo molto di più. Secondo il rapporto di Legambiente del 2012, Bergamo è al 65° posto (su 102 città italiane) in termini di metri quadri di verde per abitante (6,34 – verde fruibile in area urbana). Il primo rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Istat 2013) definisce Bergamo come una città inquinata, ma alcuni indicatori sono positivi: nel 2013, per esempio, il verde urbano è aumentato». Da qui la domanda dello stesso Pagnoncelli: cosa manca in termini di verde pubblico?

Commenta sul blog de L'EcoLab

«No al massimo ribasso»

E la risposta dei lettori non si è fatta attendere. «Ci vorrebbe un salto di qualità – sostiene Riccardo Cortesi –. Alcune iniziative in questo senso potrebbero essere la valorizzazione delle piste ciclabili presenti sul nostro territorio, il varo di domeniche in cui si vieta l'accesso al centro per tutti i tipi di auto, l'istituzione di giornate in cui le autorità pubbliche mostrassero ai cittadini progetti a favore dell'ambiente e, ancora, un servizio di car sharing». «Non dobbiamo subordinare le scelte in materia di verde urbano alle sole considerazioni circa i costi di manutenzione – spiega Mario Carminati –. I benefici del verde urbano, infatti, superano ampiamente i costi di realizzazione e di manutenzione, purché le aree verdi siano ben progettate e altrettanto ben gestite. Se capiamo che il “verde” è un investimento, allora il criterio del massimo ribasso o della minor spesa inizierà a non essere più l'unico a guidarci».

Una rete di parchi
Una maggiore integrazione delle aree verdi e la creazione di percorsi ciclopedonali. È la proposta della lettrice Sabrina Poni: «I parchi cittadini sono di piccole dimensioni, alcuni si trovano a breve distanza tra loro e altri ancora sono poco frequentati: per chi volesse fare una seria passeggiata nel verde resterebbe solo un anello da percorrere in 5 minuti. Invece, collegandoli con un piacevole percorso verde “ciclopedonale”, si avrebbe la possibilità di fare veramente una bella camminata nel verde (in città), con la sensazione di rilassarsi in un grande parco urbano, appunto di oasi in oasi».

Commenta sul blog de L'EcoLab

L'arboreto
E dai lettori è arrivata anche l'idea di realizzare un Arboreto, ossia un'area boschiva dove ricreare un habitat significativo per la tutela della biodiversità. «Potrebbe essere una proposta interessante non solo per gli addetti del settore, ma soprattutto una splendida opportunità culturale e didattica – scrive un lettore che si firma con il nickname di Roby Ciglius – e costituire un intrigante richiamo in grado di risvegliare qualche interesse turistico ricettivo per la nostra città».

Gli orti
Il verde, parte integrante del benessere psico-fisico della persona, secondo la lettrice Valentina De Padova. «Avere degli orti all'interno dei parchi (come quello del quartiere di Redona) potrebbe costituire un punto di partenza per una terapia alternativa per curare particolari disabilità, il semplice disagio o migliorare lo stato di salute degli individui, sia da un punto di vista organico che psicologico. Benefici potrebbero trarne anche gli anziani, soprattutto se malati di Alzheimer o costretti in ambienti limitati (come case di cura o di riabilitazione), in quanto si tratterebbe di un lavoro di gruppo che faciliterebbe la socializzazione. Per non parlare poi di scuole e bambini che, nei percorsi già avviati, solitamente se ne prendono cura». Commenta sul blog de L'EcoLab

Alessandro Belotti

© RIPRODUZIONE RISERVATA