«Perché devo lavorare se è festa?»
Nel tornare a casa muore 28enne

Stava tornando a casa dal lavoro, ad Alzano, quando per cause ancora da ricostruire ha perso il controllo dell'auto e, nella carambola che ne è seguita, è stato sbattuto fuori dall'abitacolo finendo steso sull'asfalto, ormai senza vita per i numerosi traumi.

Stava tornando a casa dal lavoro, ad Alzano, quando per cause ancora da ricostruire ha perso il controllo dell'auto e, nella carambola che ne è seguita, è stato sbattuto fuori dall'abitacolo finendo steso sull'asfalto, ormai senza vita per i numerosi traumi riportati.

È morto così, giovedì 25 aprile, un giovane di 28 anni di Alzano, Federico Gritti, che verso le 13,15 sull'ex statale 671 che collega lo svincolo di Pedrengo con l'imbocco della galleria di Montenegrone stava risalendo verso i paesi della Val Seriana. L'ennesima tragedia in questo tratto dell'ex statale è accaduta a poca distanza da quella del 4 aprile, quando in un incidente dentro la galleria aveva perso la vita una donna di 45 anni di Cene.

Secondo una prima ricostruzione della dinamica effettuata dalla polizia stradale di Bergamo intervenuta sul posto, Gritti con la sua Ypsilon vecchio modello era salito dallo svincolo di Pedrengo sul rettilineo che precede l'ingresso alla galleria.

A quel punto - ma saranno i rilievi ad accertare che sia andata proprio così - probabilmente l'auto era già fuori controllo e ha invaso la corsia opposta. Nella carambola che ne è seguita, l'utilitaria ha sbattuto più volte contro i guardrail e ha concluso la sua corsa sulla corsia opposta, mentre il corpo del conducente è stato proiettato fuori dall'abitacolo. La violenza dell'urto non ha lasciato scampo a Gritti, morto sul colpo.

Il funerale si svolgerà sabato 27 febbraio alle 15 nella basilica di Alzano, partendo dell'abitazione in via Adobati 19. Il giovane viveva con la mamma e la sorella ad Alzano da 12 anni, dopo essersi trasferito da Alzano Sopra. Sconvolta la famiglia. La mamma ricorda che ieri il figlio si era lamentato per il fatto di dover lavorare in un giorno che per tutti gli altri era di festa.

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