In manette per l'omicidio di Chignolo
«Quella sera l'abbiamo visto con Eddy»

«Ci sono testimoni che hanno dichiarato che l'ultimo a vedere Eddy Castillo quella sera fu Nicola Comi». Lo ha sottolineato il pm Carmen Santoro durante la conferenza stampa per illustrare l'indagine che ha portato all'arresto del presunto assassino.

«Ci sono testimoni che hanno dichiarato che l'ultimo a vedere Eddy Castillo quella sera fu Nicola Comi». Lo ha sottolineato venerdì 10 maggio il pm Carmen Santoro durante la conferenza stampa per illustrare l'indagine che ha portato all'arresto del presunto assassino del ventiseienne di origini dominicane ucciso a mani nude la sera tra il 15 e il 16 gennaio del 2011 nei pressi della discoteca «Sabbie Evolution» di Chignolo d'Isola.

Il dettaglio è fondamentale, perché a Comi, operaio trentaduenne di Carvico, si è risaliti grazie alla comparazione del dna del materiale organico trovato sotto le unghie della vittima. Ma, era il dubbio che inizialmente circolava anche tra gli inquirenti, siamo sicuri che quei residui biologici non fossero il risultato di una zuffa precedente all'omicidio?

Alcuni clienti della discoteca hanno invece confermato che quella sera Comi era presente alle Sabbie Evolution, locale di cui aveva la tessera di socio. Non solo: c'è pure un filmato che riprende il trentaduenne mentre aggredisce un altro avventore, qualche ora prima della morte di Castillo.

E c'è un buttafuori della discoteca che subito ai carabinieri aveva segnalato Comi come una testa calda. Ma determinanti sono risultate le testimonianze di alcuni ragazzi, che hanno raccontato di aver visto Comi e Castillo insieme all'esterno della discoteca a fine serata.

È il tassello che chiude il cerchio, dopo i filmati delle telecamere di due ditte che riprendono Eddy e un giovane dalla sagoma simile a quella di Comi in un orario compatibile a quello del delitto? Dopo che il dna dell'operaio è risultato compatibile con quello repertato sotto le unghie di Castillo e su un mozzicone ritrovato nei pressi del cadavere? Diciamo che, se non è decisivo, è un indizio che pesa come un macigno.

Ma il suo difensore Mauro Invernizzi la pensa diversamente. Perché uno che sa di aver ucciso un ragazzo, si sottopone con tranquillità ai controlli genetici? Perché dopo non fa nulla per scappare o almeno confondere le acque? «Ha collaborato subito, non s'è sottratto alle convocazioni e s'è detto favorevole al raffronto del dna», afferma l'avvocato. È uno dei dubbi che s'insinua nell'inchiesta. L'avvocato non esclude l'ipotesi sull'omicidio preterintenzionale, ma per chi indaga c'è stata la volontà di uccidere.

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