Il giallo di Mozzo ad una svolta
Flavio Tironi arrestato in Brasile

Secondo quanto riporta il quotidiano on line «L'Indipendenza», Flavio Tironi - il bergamasco latitante in Brasile dal 2008 condannato a 22 anni per l'uccisione della madre, avvenuta nella loro abitazione di Mozzo nell'agosto del 1994 - è stato arrestato giovedì dagli uomini dell'Interpol e ora si trova in carcere.

Secondo quanto riporta il quotidiano on line «L'Indipendenza», Flavio Tironi - il bergamasco latitante in Brasile dal 2008 condannato a 22 anni per l'uccisione della madre, Gemma Lomboni, avvenuta nella loro abitazione di Mozzo - è stato arrestato giovedì dagli uomini dell'Interpol e ora si trova nel carcere di Agua.

Nel raccontare l'arresto, «L'Indipendenza» cita il racconto che da Rio de Janeiro fa direttamente la compagna dell'uomo, Lorenza.

La notizia dell'arresto è stata confermata anche dall'avvocato di Tironi.

Il giallo di Mozzo

Ha sempre proclamato la sua innocenza e, già lo scorso, l'intenzione di voler tornare in Italia e porre fine a quella latitanza che, in Brasile dal novembre 2008 con una compagna e un bimbo di 8 anni e mezzo, sta costando molti, troppi soldi.

Flavio Tironi, ex cuoco e falegname di Mozzo, non perdeva la speranza in una revisione del processo e la scorsa estate aveva deciso di giocarsi un'altra chance facendo arrivare nelle mani del suo avvocato una lettera scritta a mano dal padre Michele, morto nel 2011, in cui il genitore si autoaccusa dell'omicidio della moglie Gemma Lomboni e scagiona il figlio.

Quella lettera sarebbe stata scritta tra l'aprile e il dicembre del 2008, data della sentenza definitiva di condanna a 22 anni per entrambi. «Sono innocente e ho smesso di avere paura, la paura che ti inculcano obbligatoriamente percorsi di questo tipo. Vogliono venire a prendermi, è meglio che vado io a prendere loro»: le ultime parole di Flavio Tironi sono arrivate il 25 luglio in una conversazione via Skype con il giornalista Edoardo Montolli del quotidiano online «L'Indipendenza».

Era il giorno in cui Tironi si sarebbe dovuto costituire all'ambasciata locale, scelta a cui poi ha deciso di rinunciare. «Mio padre una settimana prima della sentenza a Roma mi diede dei soldi, sapeva benissimo che non sarei rimasto in Italia ad aspettare gli inquirenti. Questo solo perché volevo essere presente al parto della mia compagna e accudire con lei il piccolo. Mentre mio padre disse: sono vecchio dove vuoi che vada». La latitanza pesa anche sul bambino, costretto a continui spostamenti, case sempre diverse, volti sempre nuovi.

Gemma Lomboni nell'agosto del '93 ebbe un incidente al ginocchio cadendo in casa. L'infortunio la costrinse a utilizzare le stampelle e per lei, che era molto dinamica, fu un brutto colpo. Questi particolari emersero nel corso dei processi, raccontati da padre e figlio: la donna accusava il primo di avere un'amante e di volerle intestare la sua quota della casa; contestava al secondo di non aver ancora una famiglia e una lavoro fisso.

Il corpo senza vita della casalinga di 56 anni fu ritrovato da padre e figlio nella cantina dell'abitazione di via Bellini 8 a Mozzo nell'agosto del 1994. Il cadavere era a terra, prono, e i due raccontarono di aver sfondato la porta, chiusa dall'interno, e di aver trovato la donna impiccata con un cappio in gomma appeso a un gancio del soffitto.

Ma l'autopsia accertò la morte per strozzamento e padre e figlio furono accusati dell'omicidio. La porta, inoltre, si scoprì dotata di catenaccio integro. Dopo anni di vicissitudini giudiziarie tra condanne e assoluzioni i due furono condannati in via definitiva, nel 2008, a 22 anni.

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