L'Ance: «I prezzi delle case
Più bassi di così non si può»

Un momento difficilissimo quello che sta attraversando l'edilizia bergamasca. Solo nella nostra provincia hanno già chiuso 1.200 imprese del sistema industriale e artigiano, lasciando già a casa senza cassa integrazione circa 10.000 operai.

Un momento difficilissimo quello che sta attraversando l'edilizia bergamasca. Solo nella nostra provincia hanno già chiuso 1.200 imprese del sistema industriale e artigiano, lasciando già a casa senza cassa integrazione circa 10.000 operai.

Ma per il presidente dell'Ance Ottorino Bettineschi la casa rappresenta ancora un grande valore economico e sociale per le famiglie bergamasche. E questo nonostante la crisi, «che ha portato anche per il bene casa in questi ultimi anni un abbassamento dei prezzi che, secondo gli studi di Agenzia delle Entrate, Abi, Cresme ed Ance, hanno avuto una riduzione in termini reali nella nostra provincia di Bergamo del 5,1% nell'anno 2012 e una contrazione complessiva dal 2007 ad oggi del 19,5%».

Anche se, puntualizza Bettineschi, «tale diminuzione rappresenta un valore medio, che si differenzia sempre di più tra abitazioni costruite con risparmio energetico e nuove tecnologie, rispetto a vecchie abitazioni o ad abitazioni che devono essere ristrutturate».

Riguardo ai prezzi delle case, oggetto di polemica da parte di associazioni e sindacati che ritengono che non siano scesi a sufficienza nel quadro della crisi generale, Bettineschi è molto netto: «Oggi il valore medio di vendita di una casa coincide praticamente con il valore del costo di costruzione ed in alcuni casi, di sottocosto».

E da cosa dipendono allora i costi così alti di costruzione? «Sono determinati soprattutto dall'alto valore di acquisto del terreno - spiega il presidente - dagli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria in continuo aumento (il Comune di Bergamo con Ance ha invece adottato recentemente una sostanziale riduzione), dagli standard qualitativi, dalla burocrazia che incide notevolmente sui tempi autorizzativi, dalla manodopera il cui costo è ai livelli più alti nella Comunità europea e dagli oneri finanziari con spread sempre più alti, oltre che dai costi di materie prime che pur in questa crisi hanno subito aumenti».

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