Riuniti, macchinari e attrezzature
alle associazioni umanitarie

È un percorso articolato quello per la dismissione delle attrezzature degli ex Ospedali Riuniti e non trasferite nel nuovo Papa Giovanni XXIII, attrezzature che, in gran parte, vivranno una seconda vita in tanti angoli del mondo, utilizzate da associazioni.

È un percorso articolato quello per la dismissione delle attrezzature degli ex Ospedali Riuniti e non trasferite nel nuovo Papa Giovanni XXIII, attrezzature che, in gran parte, vivranno una seconda vita in tanti angoli del mondo, utilizzate da associazioni che operano, senza fini di lucro, per portare salute ai più bisognosi.

Sono oltre 27 mila le attrezzature che verranno assegnate a onlus e realtà missionarie («tante gestite da missionari bergamaschi, e di questi diversi sono anche medici», sottolinea monsignor Maurizio Gervasoni).

A curare l'operazione dismissione è il Comitato per il nuovo ospedale (costituitosi nel 2007 sia per questa operazione sia per la chiesa, oggi in via di ultimazione) e vede al suo interno Azienda ospedaliera, Curia, Comune e Provincia, presieduto da Mario Ratti. Per la dismissione si avvale della guida della Regione che ha come partner Biteb, Banco informatico tecnologico e biomedico, il Celim Bergamo (Centro laici per le missioni), e l'associazione Medicus Mundi Italia, specializzata nella cooperazione Macchisanitaria.

«L'operazione ha seguito precisi step e ha vagliato 100 progetti per l'assegnazione delle attrezzature: di questi hanno superato un primo filtro circa 80 progetti e raggiunto una valutazione positiva, ma non ancora definitiva, 76 domande. Queste sono segnalate alla Regione come richieste avanzate da realtà con attività di cooperazione con il nostro ospedale – illustra Carlo Nicora, direttore generale del Papa Giovanni XXIII – . Si è giunti a questa fase sia dopo incontri con le associazioni richiedenti, da dicembre 2012, sia lavorando con la Struttura progetti di Sanità internazionale della Regione che ha stabilito le varie tappe: ovvero la verifica delle necessità di queste attrezzature da parte di altri ospedali pubblici regionali, da parte di ospedali stranieri gemellati con gli ospedali regionali, e quindi le necessità di enti con un rapporto di cooperazione con la nostra Azienda ospedaliera. E quest'ultimo step è di estrema importanza: ci consente un "ritorno" sulla utilizzazione delle attrezzature, esistendo già una cooperazione, quindi anche una garanzia di "formazione" del personale del luogo al funzionamento delle attrezzature donate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA