«Grazie Morotti, vero amico»
I ricordi di Glenn Stromberg

«Un amico». Ragioniere, commercialista, dirigente di calcio, amministratore delegato dell'Atalanta, di Bergamo Tv e Radio Alta, presidente dell'Alzano: Franco Morotti è stato per una vita nel calcio e nel mondo dell'informazione bergamasca. Stamattina i funerali.

«Un amico». Ragioniere, commercialista, dirigente di calcio, amministratore delegato dell'Atalanta, di Bergamo Tv e Radio Alta, presidente dell'Alzano: Franco Morotti è stato per una vita nel calcio e nel mondo dell'informazione bergamasca.

E però, al di là degli incarichi anche prestigiosi che ha ricoperto negli ultimi quarant'anni, da professionista stimato non solo nel calcio, colpisce la definizione che di Morotti dà Glenn Stromberg, la bandiera dell'Atalanta, l'uomo simbolo nerazzurro. Per lui, Morotti era «un amico, sempre». Lo dice, lo svedese, con la voce incrinata dalla commozione, quella voce che avrebbe voluto ma non ha più potuto sentire dal signor Franco. Lui, da tempo malato, «non parlava più».

Stromberg, se le dico Morotti cosa le viene in mente?
«Lisbona, la prima volta che ci siamo visti. Anzi, sarebbe meglio dire incontrati: visti è quasi eccessivo, considerate le condizioni in cui ci trovavamo».

Cioè?
«Estate 1984. Ero in vacanza in Svezia, mi convocano a Lisbona. L'Atalanta sta trattando col mio procuratore per ingaggiarmi e...».

Infatti Morotti ricordava: «Volammo a Lisbona io e Cesare Bortolotti perché d'un tratto era spuntato il Como. Dovevamo chiudere in poche ore, ci fermammo a Lisbona cinque giorni. Trovammo l'accordo con Lantz, il procuratore di Stromberg, alle 7 del mattino, dopo otto ore ininterrotte di trattativa».

Da quel giorno è nata una bella sintonia.
«Ah sì, spesso raccontava ai suoi figli, a sua moglie: sai di quella volta che siamo andati a Lisbona per portare a Bergamo Stromberg? Morotti mi ha sempre aiutato, anche quando ho smesso di giocare, quando ho comprato casa, per qualsiasi consiglio era sempre disponibile».

Che cosa la colpiva in lui, quand'era nell'Atalanta e anche quando ha smesso di giocare?
«La sua correttezza, sempre. E la sua precisione. Con lui ci si intendeva al volo».

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